Giorgio, la tua facilità con le tastiere, del computer e del pianoforte, mi metteva invidia. Per il resto, nulla ti è stato facile. Troppo buono per parare e restituire i colpi della vita, per sottrarti all’insensibilità degli altri. La zattera del manifesto, precaria per tutti e ruvida con gli ultimi arrivati, forse con te è stata inospitale. Però per una quindicina d’anni a quella zattera hai appoggiato i tuoi pesi. Mi lasci un rimorso privato, individuale: essere scappata dalla tua infelicità.
Manuela Cartosio

Non riesco a prendere commiato da te Giorgio. Ci sei sempre stato, non so come possa essere senza di te. Quante volte ci siamo sentiti per raccontare una manifestazione, un presidio, una lotta o per un’opinione, un commento oppure semplicemente per scambiarci due idee, perché non era mai una cosa a senso unico?
Ci siamo sentiti anche martedì, ricordi? Era in corso lo sgombero del centro sociale Lambretta e ti ho telefonato per allertarti in vista di un tuo articolo. Tu mi hai detto che però non eri al lavoro, che avevi preso un giorno libero, perché era il tuo compleanno. Così ti ho fatto gli auguri, ma prima ancora che riuscissi a chiudere la telefonata, mi hai detto che avresti avvisato lo stesso Roma per vedere se interessava. Il tardo pomeriggio mi hai poi richiamato, dicendomi che avresti scritto lo stesso, perché era importante che la notizia fosse sul manifesto. Ne è uscito un buon articolo, ripreso poi da diversi siti di movimento milanesi. Eppure, mentre parlavi con me come tante altre volte, mentre ti mettevi a scrivere lo stesso, perché era importante, chissà che tremendo tumulto avevi dentro. Forse avevi già preso la decisione di andartene.
Ma tu eri, sei fatto così. Giornalista serio e scrupoloso, uomo e compagno sempre disponibile e presente. Persino quel martedì.
Giorgio, non sono ancora pronto per salutarti, ma ti auguro che ovunque ti trovi adesso, tu possa incontrare quella parte di serenità che qui ti era mancata. Io, noi, comunque, saremo sempre con te, così come dev’essere tra compagni, amici e fratelli.
Luciano Muhlbauer

Unico quel tuo modo mite di guardare il mondo, di credergli oppure no. Strano e curioso il tuo lavorare, stupirsi e scriverne cercando d’uscire da ciò che è scontato. Uno «stile» difficile da vivere, ma anche da dimenticare. Ciao Giorgio.
Gabriele Polo

Da quando ti ho conosciuto, quelle poche volte che ci siamo incontrati di persona, ho come percepito la polpa della tua umanità sensibile e, probabilmente, sin troppo fragile. Ho sentito la tua voce dolce e garbata, come tu stesso eri, il 25 agosto, giorno prima del tuo quarantaduesimo compleanno. Non immaginavo sarebbe stata l’ultima volta. Ora, non leggerai mai tutte le parole che verranno spese per te e credo che a nulla varrà chiedersi perché. Rispetto nel profondo il dolore della tua atroce scelta, ma in me la piango. Non posso far altro che piangerla, in silenzio.
Marco Cinque

Giorgio l’ho conosciuto tanti anni fa al manifesto di Roma. Era venuto per fare uno stage. Gli avevo chiesto di occuparsi di non so più quale servizio sul Vaticano. Lui non si attaccò né alle agenzie, né al telefono, né a Internet (forse neppure esisteva). Uscì da via Tomacelli al mattino e tornò a tarda sera con un mondo tutto suo sul taccuino. Invece di scrivere si mise a raccontare, e io invece di dirgli di darsi una mossa mi misi a ascoltare. Questo per dire che Giorgio era un tipo particolare e che mi era piaciuto da subito. Negli anni successivi l’ho visto poco, ma in quelle poche occasioni non ho mai pensato: che peccato, era un ragazzo così buono, così curioso, così intelligente. Era rimasto buono, curioso e intelligente. Peccato, peccato davvero che se ne sia andato.
Livio Quagliata

Un pensiero addolorato e affettuoso per Giorgio, andato via troppo presto, in ricordo di cose fatte insieme, di tante discussioni, litigate e risate in quelle stanze del manifesto a Milano che sono state un luogo così importante per le nostre vite. Con un abbraccio a chi gli ha voluto bene e a chi, in questi anni, ha condiviso con lui il lavoro e non solo.
Assunta Sarlo

Non conoscevo personalmente Giorgio ma la sua passione, dedizione e impegno verso gli ultimi e verso uno dei pochi giornali controcorrente e autenticamente di sinistra sì. La notizia della sua morte mi ha particolarmente intristito e non solo per la sua giovane età ma anche per il suo talento così grande spento in così poco tempo… R.I.P. caro Giorgio, un abbraccio alla famiglia e alla redazione del manifesto.
Luca Mascheroni

I funerali di Giorgio Salvetti si terranno lunedì 1 settembre nella Sala Commiato del cimitero di Giubiano di Varese alle ore 14.15

Chiunque voglia inviarci un ricordo ci farà felici.

Può spedirlo all’indirizzo lettere@ilmanifesto.it