Il primo giorno del neo ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio è finito sui social per il suo giro in bicicletta contromano: l’ex sottosegretario è arrivato alla sua nuova sede, a Porta Pia, su una due ruote, si è autotwittato per salutare i fan, ma poi uscendo ha imboccato un bel senso vietato. E pazienza se il suo predecessore, Maurizio Lupi, qualche tempo fa aveva detto no a tanti comuni che – ironia della sorte – chiedevano proprio l’autorizzazione a violare il contro senso per i soli ciclisti.

Aneddoti a parte, essendo stato chiamato dal premier Matteo Renzi a “moralizzare” il ministero dopo gli ultimi scandali, Delrio potrebbe decidere di confrontarsi con una nuova “coalizione sociale”, nata giusto sul tema degli appalti: non l’ha lanciata Maurizio Landini, ma anche lui in qualche modo ne fa parte. Stiamo parlando dell’arco di sindacati e associazioni – Cgil, Cisl, Uil, Libera e Legambiente – che qualche giorno fa ha presentato un Decalogo per una riforma degli appalti pubblici: regole per far sì che siano trasparenti, pienamente legali, rispettosi dell’ambiente, dei contratti e della sicurezza sul lavoro.

D’altronde una decina di giorni fa, anche il governo ci aveva messo del suo: il ministero dell’Economia aveva siglato una sorta di protocollo con l’Anac (l’agenzia anticorruzione diretta da Raffaele Cantone), volto a bonificare gli appalti. Si rischia il catalogo delle buone intenzioni, certo, mentre magari le mazzette e le irregolarità continuano a fiorire indisturbate, ma intanto dalla Cgil spiegano che non solo fare cultura su questo tema può essere utile per riformare le leggi e i comportamenti, ma che sempre più spesso – è già accaduto in diversi territori – si riescono a firmare accordi con le istituzioni locali per migliorare concretamente la gestione delle opere pubbliche.

Basta deroghe per urgenza

Il primo articolo del Decalogo chiede di «rendere più efficace il quadro normativo»: tra i punti più interessanti c’è la richiesta di snellire il codice dei contratti per evitare il ricorso alle deroghe per urgenza; assegnare gli appalti sempre con gare di evidenza pubblica; ridurre il numero dei centri decisionali.

Il secondo articolo chiede di «assegnare appalti, servizi e concessioni pubbliche solo attraverso gare standardizzate»: e cioè abolire la trattativa privata; standardizzare e semplificare contratti del medesimo genere, prevedendo l’indicazione in fase di gara del contratto applicato per profilo merceologico prevalente, con il sostegno dell’Autorità nazionale anticorruzione e l’utilizzo del documento di gara unico europeo; attivare concorsi per tutte le opere pubbliche.

Il terzo articolo del decalogo della speciale “coalizione sociale” sugli appalti chiede di «rafforzare i corpi tecnici dello Stato per eliminare il ricorso a professionisti esterni inprogettazione e direzione lavori»: perciò, tra le altre cose, abolire l’istituto del general contractor», prevedere subappalti controllati, per cui la parte che va in subappalto debba essere dichiarata in sede di gara; stabilire il divieto di attribuzione del subappalto a imprese che hanno partecipato alla gara.

Premiare chi è in «white list»

Il quarto articolo chiede di «affidare i lavori solo sulla base di progettazione esecutiva», e di avviare gli appalti solo a fronte di coperture certe. Al quinto punto, si chiede di «implementare e migliorare il sistema delle white list», e cioè: premiare nelle gare le imprese che non siano coinvolte in vicende di corruzione e di mafia; rendere obbligatorio, per le categorie di lavori sensibili, l’iscrizione alle white list; preferire le imprese che hanno buoni e certificati risultati in precedenti attività contrattuali, controllando certificazioni fiscali e contributive.

Dal sesto punto in poi si chiede il miglioramento dei sistemi di controllo: «ampliare i poteri di intervento, vigilanza e sanzione dell’Anac». Settimo articolo: «Rendere efficace il controllo tecnico per ogni appalto», ad esempio scegliendo «collaudatori indipendenti sulla base di criteri definiti dall’Anac e solo alla fine dei lavori, per evitare conflitti di interesse».

Il punto otto evidenzia l’importanza dell’informazione: «adottare il Freedom Of Information Act anche in Italia», «introdurre il Debat Public per le opere pubbliche».

Il punto nove è per l’ambiente: «Valutazione di impatto ambientale sul progetto preliminare, con verifiche nelle fasi successive»; «Utilizzo di materiali provenienti dal recupero nei capitolati di appalto». Il dieci, infine, chiede di «tutelare i lavoratori»: «contrastare la pratica del massimo ribasso; reintrodurre il rispetto della clausola sociale vincolante nei campi di appalto; escludere le imprese che abbiano violato gli obblighi contrattuali verso i lavoratori; rendere obbligatorio il pagamento diretto del subappaltante da parte della stazione appaltante e, in caso d’inadempienza dell’impresa appaltatrice, il pagamento diretto dei lavoratori da parte della stazione appaltante».

La stessa Cgil ha lanciato la raccolta firma per una sua proposta di legge sugli appalti: contro il massimo ribasso, per la trasparenza e legalità e per la clausola sociale.