Fabrizio Barca, un po’ turbato dagli endorsement per Virginia Raggi di molti vip della musica e dello spettacolo (quello che lo turba di più sembra essere quello di Sabrina Ferilli, tradizionale icona della sinistra romana) invita tutti a mettere tra parentesi la voglia di dare una lezione a Renzi, per scegliere il bel programma di sinistra per Roma che ha contribuito a costruire per il candidato Giachetti. Del resto a mettere tra parentesi il renzismo dilagante in quel che resta del Pd Barca ci aveva gia provato con la sua analisi per la ricostruzione del partito romano. Una analisi seria e impietosa, consegnata poi nelle mani del commissario Orfini, che a quella degenerazione del Pd romano non era certo estraneo. Con risultati non certamente esaltanti.

Ma è possibile agli elettori romani non considerare l’effetto che già oggi le politiche di Renzi generano nella tenuta sociale e democratica delle città italiane, e innanzi tutto di Roma? Partiamo dal lavoro. Quali risorse hanno a disposizione i comuni per creare lavoro nuovo dopo che Renzi ha consumato tutte le risorse disponibili per finanziare gli sgravi contributivi alle imprese nell’idea, sbagliata alla prova dei fatti, che bastasse un po’ di benzina nel serbatoio delle imprese per rimettere in moto la crescita economica e trainare per questa via la crescita di un lavoro sempre più ridotto a merce? Con quei soldi quante opere e quanto lavoro si sarebbe potuto attivare nel territorio per rendere più sicura, più vivibile, più bella la città?

E ancora, è proprio indifferente per Roma, che ha la più alta concentrazione di ricercatori e docenti universitari d’Italia, con una enorme percentuale di giovani precari, che non ci sia cenno nella politica del governo di azioni per invertire il declino dell’Università e della ricerca, mentre si investono sul progetto dell’It di Milano nell’area Expo senza nessuna procedura di valutazione pubblica più soldi che sull’insieme della ricerca italiana? Il tutto mentre si continua a disinvestire sul diritto alla studio, provocando anche per questa via la fuga degli studenti più poveri dall’Università?

E che cosa può provocare per la bellezza e la memoria di Roma, per il suo patrimonio di arte e di cultura, la riduzione a merce dello stesso, fino alla progettata vendita di Regina Coeli, la riduzione delle sovrintendenze a dependance delle prefetture, e quindi sempre più subalterne alle scelte del potere politico, ultimo esempio del centralismo perverso e decisionista che sta alla base del combinato disposto fra riforma costituzionale e legge elettorale? E come sarà possibile progettare la dimensione educativa della città con una legge sulla scuola in cui i comuni non sono nemmeno nominati, e l’intero impianto si basa su un rapporto diretto ed esclusivo tra il dirigente manager e il governo? E cosa pensa Giachetti di queste scelte del governo che ha in ogni sede sostenuto e votato?

Parlare di Renzi e del Governo non è dunque fuori tema, ma battersi per invertire la deriva delle scelte liberiste e centraliste del governo è condizione necessaria per la rinascita di Roma e delle città italiane. Pensare di bloccare la crescita di consenso verso Raggi facendo appello a una sorta di neutralità di Roma rispetto alle politiche del Governo e alle scelte di Renzi mi pare sbagliato e illusorio. L’unico modo perché la sinistra possa recuperare il consenso e la credibilità perduta è in un progetto che tenga insieme il recupero di un nuovo senso civico nell’amministrazione della città con una prospettiva di ricostruzione politica e sociale della sinistra che parta dall’opposizione ferma e risoluta alle politiche del governo. E’ quello che sta provando a fare Stefano Fassina, che mi pare oggi più che mai l’unico con possibilità di vittoria in un eventuale ballottaggio con Virginia Raggi.