Le antologie – sovente – sono un escamotage di artista (e casa discografica) per «fare catalogo», in soldoni «mera manovra commerciale». Per Carmen Consoli Eco di sirene (Universal), doppio album in cui rivisita il suo repertorio in versione acustica, è un progetto necessario per fissare uno spettacolo non semplice (ma giustamente sold out) portato in giro per Italia e Europa con una coda «finale» in queste settimane. La cantantessa siciliana ha infatti riletto in controluce con la sua piccola orchestra formata da lei stessa alla chitarra, Emilia Belfiore al violino e Claudia Della Gatta al violoncello, venti sue canzoni e le ha registrate in presa diretta al Forum Village di Roma.

Un piccolo grande gioiello, dove la voce nasale e terribilmente seducente di Carmen si misura con alcuni suoi classici: Parole di burro, Mandaci una cartolina, Amore di plastica, Fiori d’arancio. «Il rock è qualcosa che destabilizza – ha sottolineato alla presentazione milanese del disco – e possono esserlo anche le canzoni fatte solamente con voce e chitarra». Ad aprire i due dischi ha voluto aggiungere due nuovi brani, quasi ad aprire una finestra sul futuro prossimo venturo: Uomini topo racconta tra le righe la mancanza di empatia tra le persone e la difficile convivenza e tolleranza tra gli esseri umani. Anche Tano, l’altro inedito, si misura con il presente, parla infatti della condizione della donna tenuta a sopportare la presenza ingombrante (e la violenza) «dei masculi».