Tempi di ruspa, tempi cupi. La Lega non perde tempo e alza il tiro. A meno di ventiquattro ore dai proclami di censimento rom da parte di Matteo Salvini, le ruspe – il mezzo preferito dall’attuale ministro dell’Interno, grandi, grosse e gommate, sono entrate in azione a Carmagnola, comune di 30 mila abitanti in provincia di Torino, amministrato da una giunta di centrodestra a guida leghista.

Sono arrivate all’alba, alle ore sei, scortate da una cinquantina tra carabinieri, agenti di polizia e vigili. Obiettivo: la demolizione di una casa abusiva abitata da una famiglia sinti. Un’azione che inorgoglisce il capo del Viminale che, poco dopo, sui social network l’ha descritta come un esempio di cosa succede «dove amministra la Lega». E, allegando le foto della demolizione, ha esclamato: «È stata abbattuta una casa abusiva in un campo Sinti non autorizzato. Dalle parole ai fatti. Prima gli italiani». I sinti piemontesi «piemontakeri» sono cittadini di nazionalità italiana, secondo alcuni studi discendono da comunità che si sono insediate in Piemonte verosimilmente alla fine del Cinquecento.

Ad assistere alla demolizione anche la sindaca Ivana Gaveglio, eletta nel 2016 al ballottaggio, con il 52,17%, dopo aver sconfitto la coalizione di centrosinistra.

«Con questa azione – ha commentato la sindaca – si è operato per ristabilire una situazione di legalità sul nostro territorio. Con attenzione, sensibilità e senso di responsabilità. La proficua collaborazione fra enti ha consentito di condurre l’operazione senza che si verificassero problemi di ordine pubblico o momenti di tensione». L’iter giudiziario era cominciato nel 2008. Il semaforo verde all’abbattimento è arrivato dopo la decisione con cui la Cassazione, lo scorso 11 maggio, ha dichiarato inammissibile l’ultimo ricorso. Lo sgombero è stato disposto il 15 giugno dalla procura di Asti.

A occuparsene è stata una ditta specializzata incaricata dall’autorità giudiziaria. Nei fatti, quindi, una decisione della magistratura che, poi, il neo-ministro Salvini si è intestato.

Nella casa, all’interno di un campo sinti in via Pramorano, abitavano, fino a poco tempo fa, tre persone, tutte nate in Piemonte: gli ultimi effetti personali sarebbero stati messi a loro disposizione prima dello smantellamento dei locali. Gli abitanti del campo hanno protestato. Le immagini della ruspa in azione hanno raccolto migliaia di like e commenti sul profilo facebook di Salvini, che, anche nella veste di ministro, non ha nessuna intenzione di moderare i toni.

Non è la prima volta che l’amministrazione di centrodestra di Carmagnola sale alla ribalta nazionale. Era successo, pochi mesi fa, lo scorso settembre quando al Coro Moro, stimata formazione musicale composta da giovani migranti che cantano in piemontese, era stato impedito di eseguire Bella Ciao sul palco della Sagra del peperone, simbolo della città. Il vicesindaco Vincenzo Inglese aveva chiesto al coro di eliminare il brano dalla scaletta, perché avrebbe creato imbarazzo ad alcuni componenti della giunta, ma il gruppo di rifugiati, nato nelle Valli di Lanzo, aveva rifiutato. Uno degli animatori del progetto, Luca Baraldo, aveva così motivato ai media la decisione e la rinuncia del cachet già pattuito: «Molti componenti del gruppo arrivano da paesi dove c’erano dittature e sono scappati per questo motivo. E poi si tratta di una canzone che racconta della libertà e della Liberazione».