Per Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu (Unhcr), l’agenda per l’immigrazione approvata dalla Commissione Ue è un buon testo: “Impensabile qualche mese fa”.

Federica Mogherini ha detto che si tratta di una giornata storica per l’Italia. Anche lei la pensa così?

Si tratta di una svolta molto importante nell’approccio, un cambio di marcia deciso: per la prima volta si prende atto che la crisi epocale che investe il Mediterraneo può essere affrontata solo se tutti i paesi europei agiscono insieme. Il punto fondamentale è che questa nuova politica deve essere messa in atto da subito, non si possono più avere esitazioni.

La Ue ha fissato la quota di rifugiati da distribuire in Europa. Si parla di 20 mila profughi che attualmente risiedono nei campi (1 ogni 25 mila abitanti). Meno di 2 mila saranno assegnati all’Italia (9,94% del totale). Non sono numeri drammaticamente sottostimati?

Non è così. Noi avevamo chiesto di allargare le quote fino a 20 mila persone, stiamo parlando di profughi che sono già nei campi, come i siriani per esempio. Per quelli che invece sono già in territorio europeo sono stati stabiliti nuovi criteri per la ripartizione, ed è molto positivo che si siano messi d’accordo su questo punto controverso. L’Italia dovrebbe essere fuori da queste quote perché è già uno dei paesi più esposti alle ondate migratorie. Anche questo è un principio importante. In più nel testo sono previste altre misure positive, come l’ampliamento delle quote previste per l’immigrazione legale. Inoltre si fa riferimento a un maggiore sforzo per il salvataggio delle persone che rischiano il naufragio, con l’aumento dei fondi e l’ampliamento geografico del pattugliamento in mare.

Duemila persone sulle nostre coste arrivano in due giorni di sbarchi, e l’anno scorso ne sono arrivate 200 mila. Che ne sarà dei nuovi arrivi?

Dovrebbero rientrare in questo sistema, quelli che richiedono asilo potranno restare in Europa, e per alcune nazionalità sono previste procedure più veloci, per esempio per i siriani.

In teoria quasi tutte le persone che sbarcano fuggendo da guerre e povertà possiedono i requisiti per presentare domanda di asilo.

Non proprio, l’anno scorso su 200 mila sono state circa il 50%.

Quindi per l’Unhcr la nuova agenda europea sull’immigrazione non presenta alcuna criticità?

La nostra valutazione in questo momento è positiva, dico solo che qualche mese fa un documento di questo tipo era del tutto impensabile.

Secondo il Guardian, anche se Mogherini ha smentito, l’Europa avrebbe previsto un attacco di terra in Libia. In ogni caso, le sembra sensata un’operazione militare contro gli scafisti? Bombardarli con gli aerei o con le navi non rischia di peggiorare le condizioni dei migranti che sono trattenuti come prigionieri?

Non c’è un riferimento esplicito al bombardamento e in ogni caso qualunque azione dell’Europa dovrà compiersi con il riconoscimento del diritto internazionale. Resta il fatto che nelle acque internazionali ogni intervento sulle barche avrà sempre lo scopo di salvare le persone.

Ma per distruggere le barche senza un intervento di terra bisognerà pur bombardarle.

Su questa questione molto complessa i contorni non sono ancora chiari. Tecnicamente non ho ancora capito come sarà possibile intervenire per distruggere le barche dei trafficanti. Il consiglio di sicurezza dell’Onu non si è ancora espresso, lunedì prossimo i ministri degli esteri dell’Europa devono decidere. Naturalmente, qualunque siano le decisioni prese, bisogna garantire la sicurezza dei migranti che sono già vittime.

Inghilterra, ma anche Repubblica Ceca e Slovacchia, non accettano la politica della distribuzione dei migranti in tutti i paesi. Non rischia di fallire anche questa opzione che sembra essere la più sensata?

No. Alcuni paesi possono anche rifiutarsi di accogliere i profughi ma il documento verrà comunque adottato.

Come pensa che impatterà questa soluzione nel canale di Sicilia? Altri viaggi e altri naufragi? Oppure cambieranno le rotte dei migranti?

Staremo a vedere. Intanto tutti i provvedimenti devono ancora essere realizzati e non è pensabile che accadrà improvvisamente. Per questo diciamo che non c’è tempo da perdere. Il test principale naturalmente non potrà che essere uno: constatare la diminuzione dei morti in mare.