«Il 4 dicembre abbiamo ottenuto una vittoria schiacciante. Ma ha prodotto un effetto molto modesto sul sistema politico. Naturalmente abbiamo evitato guai peggiori, eppure dietro quei tantissimi “No” al referendum costituzionale c’erano delle richieste che sono andate deluse. Non c’è stato il cambiamento che era lecito sperare. Se devo cercare le ragioni di questa delusione non posso che partire dal ruolo di Renzi».

Professoressa Lorenza Carlassare, un anno fa, appena fu chiara la vittoria del No, lei disse al manifesto che si augurava le dimissioni di Renzi da segretario del Pd, prima che da presidente del Consiglio.

Invece è ancora lì e sta portando a compimento la sua opera: devastare la sinistra e riconsegnare il paese a Berlusconi. Il fatto che Renzi sia rimasto al centro del quadro politico immobilizza il Pd in una posizione che non è certo di sinistra. E impedisce qualsiasi vera riunificazione di centrosinistra. Guardiamo a questa campagna elettorale. Non c’è alcun progetto politico serio in campo. Mi irrita che si possano presentare alcune misure isolate – che al massimo potrebbero essere provvedimento applicativi – come un programma politico definito. I bonus ad esempio. È forse di sinistra distribuire soldi a tutte le famiglie, anche a quelle dei milionari? Quando le risorse sono limitate andrebbero concentrate sui redditi più bassi. Altro esempio, il bonus bebè. Non è proposto come una misura di giustizia sociale, ma come un’iniziativa in favore dell’aumento delle nascite. Era stata una misura fascista, altro che di sinistra.

La legislatura che sta finendo ha visto due diversi tentativi di cambiare profondamente la Costituzione. Secondo lei succederà ancora nella prossima? O il 4 dicembre ha chiuso il discorso?

Intanto bisognerebbe dire che i partiti, ai quali manca totalmente un progetto di società, potrebbero rifarsi alla Costituzione. Invece il Pd considera un proclama massimalista dire che bisogna cominciare ad applicarla. Dimenticando o ignorando quello che spiegava Norberto Bobbio: la nostra Costituzione ha una trama liberale con apporti del pensiero cattolico e del pensiero socialista. Pensano che sia una Costituzione pericolosamente di sinistra . E non credo che rinunceranno, nemmeno dopo la sconfitta del 4 dicembre, a cambiarla. Non bisogna meravigliarsi. Nel nostro paese ci sono sempre state forze che hanno vissuto con fastidio la carta fondamentale proprio perché è una costituzione sociale. All’inizio c’è stata una resistenza ad applicarla, poi per un lungo periodo si è fatto come se la Costituzione non esistesse, infine è cominciata la fase delle grandi riforme: volevano cambiarla. Non escludo nuovi attacchi.

Dal suo punto di vista la Costituzione non andrebbe toccata?

Non dico affatto che non si possa rivedere. Anche il ruolo del senato si può rivedere. Ma che si facciano proposte razionali, si spieghino bene obiettivi e vantaggi. Si propongano interventi mirati, le idee non mancano. Quello che abbiamo respinto con il referendum non era un progetto organico, era solo un tentativo di blindare il potere. Assistiamo adesso a una precisa manovra per dare la colpa della instabilità politica a noi che abbiamo sostenuto il “No”. Una critica che arriva dai sostenitori del modello maggioritario, quello in cui c’è un solo partito che domina e che impone agli altri le sue volontà. In quel modello non sono previste mediazioni. Devo dire sinceramente che non mi preoccupa se nella prossima legislatura ci vorrà del tempo per formare un governo. Non mi ha mai preoccupato. In un sistema parlamentare è abbastanza normale che un accordo di governo passi per delle mediazioni politiche. È la democrazia a prevederlo. Teniamocela stretta.