Quelli di Casapound erano una quindicina, i manifestanti antifascisti un migliaio. Ma è con loro che se l’è presa la polizia, e con particolare durezza. Ieri pomeriggio nel centro di Genova, dopo un pomeriggio surreale, il bilancio è pesante: tre feriti dalle cariche, tutti dal lato dei dimostranti antifascisti. Uno di loro è un giornalista di Repubblica che racconta di essersi qualificato davanti agli agenti in tenuta antisommossa, che però hanno continuato a pestarlo.

Casapound aveva scelto Piazza Marsala per il suo comizio per pochi i supporter. Ma la polizia blinda la piazza.

Prima del comizio un gruppo di manifestanti prova a forzare i blocchi accendendo fumogeni e petardi. La polizia «ammortizza» la spinta, poi risponde con una carica per disperdere la contromanifestazione. Poi però mette in atto l’affondo: secondo i testimoni spara lacrimogeni ad altezza uomo. Riceve in risposta un lancio di pietre e bastoni. Due agenti si faranno medicare, due ragazzi feriti vengono fermati e portati via. Uno dei due, secondo testimoni, viene portato via di peso, ferito e ammanettato mentre molte persone chiedevano agli agenti di chiamare un’ambulanza. Dopo poco, è partita una nuova carica. Intanto il manipolo di Casapound aveva lasciato la piazza protetto dalle forze dell’ordine.

Sulla vicenda il Pd e Leu annunciano un’interrogazione parlamentare. Per Nicola Fratoianni (La Sinistra) «è incredibile che per far parlare 15 fascisti ad una manifestazione che non doveva svolgersi», «Un altro successo del ministro del disordine. Vogliamo sia fatta chiarezza. A Genova, città medaglia della Resistenza, episodi di questo tipo non devono più accadere. E lo devono capire anche dalle parti del Viminale».