Ispettori del ministero della Salute e Nas in azione in Sicilia per fare chiarezza sui posti letto dichiarati dalla regione. Il caso è esploso dopo la pubblicazione sul quotidiano La Sicilia degli audio diffusi su una chat di servizio dal dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica, Mario La Rocca, il 4 novembre e indirizzati ai manager ospedalieri e ai direttori delle Asp siciliane, oggetto i posti letto in terapia intensiva per evitare che la Sicilia diventasse zona rossa: «Caricate i posti, non sento c…i». E ancora: «Appena stasera ci chiudono, ognuno sarà responsabile di quello che la Sicilia subirà in termini di restrizioni».

L’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha difeso il suo dirigente: «Noi abbiamo allineato i dati. Ho chiesto alla Società italiana di anestesia e rianimazione di certificare semplicemente la realtà, che ciò che è scritto sulle nostre piattaforme è vero, in linea con i parametri ministeriali. Il direttore generale del mio assessorato, in maniera un po’ forte, ha richiamato tutti alle proprie responsabilità». Ma secondo il sindacato Cimo i posti di terapia intensiva sarebbero 607 e non gli 817 dichiarati.

I 5S chiedono con forza «verifiche da parte della magistratura». Alla fine è lo stesso Razza a invocare gli ispettori per cercare di placare la polemica ma il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, è intervenuto attaccando: «L’audio è grave e inaccettabile. Non è possibile che ci sia qualcuno che rischia di vanificare gli sforzi fatti. Serve immediata chiarezza. È intollerabile provare ad aggirare i parametri sul monitoraggio dei dati Covid». Ma il presidente della regione Musumeci: «Mandate cento ispettori, ma basta speculazioni. Siamo persone perbene». Domani Pd, 5S e Claudio Fava del gruppo Misto terranno una conferenza stampa.

Lo stesso Fava commenta: «Gli ispettori verifichino quale sia la reale capacità di tenuta del nostro sistema sanitario. È inammissibile pensare che la salute dei siciliani sia stata oggetto di menzogne e di baratti. Stanno emergendo gravi casi di reparti ancora non attivati, da Barcellona Pozzo di Gotto (dove i macchinari giacciono inutilizzati in magazzino), a Petralia dove il raggiungimento degli obiettivi dichiarati non sarà possibile prima di diverse settimane, o al Policlinico di Messina, da cui giungono notizie allarmanti».