«Sarebbe magnifico organizzare questa manifestazione a Riace, simbolo di accoglienza nel mondo. Si potrebbe fittare un treno lunghissimo che parte da su e arriva fino a giù». Avevamo qualche dubbio sulla risposta al nostro avviso ai naviganti lanciato a fine estate per sollecitare una mobilitazione nazionale sui migranti.

Invece è arrivata, forte, larga riempiendo giorno dopo giorno la pagina delle Lettere. E il «primo premio» lo vince Donatella Di Luca, detta Bina perché per prima ha indicato Riace come il paese ideale per rappresentare il Paese reale.

Il manifesto sabato 6 ottobre sarà in piazza nel paese del sindaco Lucano.

Eravamo nei giorni drammatici della nave Diciotti, della protesta degli «arancini» nel porto di Catania.

E proprio da oggi è in navigazione la Mar Ionio, una nave italiana con a bordo il mondo delle Ong, un rimorchiatore che batte la bandiera italiana della disobbedienza civile in nome del salvataggio dei migranti, un riflettore nel Mediterraneo, acceso sull’indifferenza del mondo e del governo che, per non smentire la sua disonorevole fama, l’altro giorno neppure era presente alla cerimonia per i morti di Lampedusa del 2013.

Il sindaco di Riace ieri è stato interrogato, caso unico di indagato agli arresti che riceve la solidarietà dei magistrati che lo accusano.

Lucano si è difeso spiegando che ha rispettato la Costituzione portando aiuto a chi rischiava di essere rimpatriato, ponendosi così in contrasto frontale con la politica dei gialloverdi impegnati nello sfondamento di ogni argine costituzionale, con gli immigrati come target, nemico pubblico del popolo italiano.

Ci hanno colpito la varietà e la molteplicità delle risposte dei lettori. Per i toni, riflessivi, combattivi, polemici, affettuosi, e per la diversificata voglia di partecipazione: gruppi, singoli compagne e compagni, associazioni, forze organizzate della sinistra e realtà locali della Cgil, dell’Anpi, dell’Arci, di tante reti nate sulla difesa dei migranti e contro il neofascismo.

Evidentemente una risposta dei lettori così intensa rivela un nervo scoperto, molto sensibile, che si evidenzia con un’ansia di muoversi, di scendere in piazza, di ritrovarsi, di essere in tanti, accompagnata al bisogno di reagire, di superare la depressione, l’incapacità, o anche la difficoltà di tornare a sperare nel cambiamento.

E intanto la voglia di manifestare dove si può, come si può contro il razzismo e non solo.

Le ragioni dei nostri lettori parlano di bisogni sociali, di una vita quotidiana sempre più dura.

Il 2018 è un anno di grandi anniversari, e proprio nell’anniversario delle leggi razziali italiane del 1938, essere in piazza a Riace sul tema dei diritti umani ne raddoppia il significato, ne rafforza il senso di allarme nazionale.

Nell’avviso ai naviganti, scritto gli ultimi giorni di agosto (esattamente il 28), pensavamo a un’iniziativa da concretizzare a settembre, promossa soprattutto dalle associazioni nazionali, grandi e piccole, senza porre paletti e con l’assoluta libertà di partecipazione. Una mobilitazione per rompere l’afasia politica.

Sabato facciamo tappa a Riace e nei giorni a venire la mobilitazione potrebbe tornare a farsi sentire anche in tante città, magari tutte insieme lo stesso giorno con la stessa parola d’ordine, con la stessa bandiera.

Lavori sono in corso per raggiungere questo obiettivo: un’ampia mobilitazione di popolo, un incontro che possa dimostrare e mostrare al Paese l’esistenza di un modo di essere e di pensare diverso dalla violenza, fisica e verbale, delle bande fascio-leghiste che danno la caccia agli immigrati, interpretando la sceneggiatura scritta dal ministro della paura, con il beneplacito di una parte del governo.

Per certi versi sembra di essere ritornati ai tempi del periodo berlusconiano, quando “Resistenza. Resistenza, Resistenza” diventò un grido di battaglia molto diffuso e sentito.

Oggi c’è una analoga voglia di mobilitarsi, la vediamo, la sentiamo addosso, la cogliamo tra le tante persone che vogliono reagire contro la barbarie del nostro tempo.

In particolare di fronte a una destra che cresce, e che avanza ovunque in Europa, ma solo in Italia è al governo.

Contro questa peste nazionale, europea, mondiale (Trump vi dice qualcosa?), oggi più che mai è necessario mettere le basi per una lunga battaglia di opposizione.

Che può essere, al tempo stesso, d’aiuto per la rigenerazione di una sinistra, di base, di movimento, politico-partitica, spezzettata in tanti piccoli rivoli, e ancora tramortita dalla batosta del 4 marzo.

La ricchezza delle voci delle lettrici e dei lettori ci incoraggia e ci conforta perché rappresenta una comunità che riflette, che opera attivamente in ogni ambito sociale. Dalle biblioteche comunali, agli studenti liceali, alle associazioni di donne.

Ma poi ci sono i messaggi dei singoli, di chi ha la gamba ingessata e teme di non poter partecipare, di chi ci ha scritto semplicemente “io ci sono”, di chi incalza “sbrighiamoci”, di chi vuole “abbattere e combattere il pensiero triste”.

Indicazioni, riflessioni, che, nel nostro piccolo, sono tuttavia un sondaggio di opinione, testimonianza della grande spinta, del desiderio di non essere più soli. Quanti lettori hanno insistito proprio sulla solitudine da spezzare!

Cominciamo domani spezzando quella del sindaco di Riace.