È una missione molto delicata, quella del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che ieri è partito per Strasburgo per una riunione al vertice con il Consiglio d’Europa prevista per questa mattina. Lo scopo è quello di convincere la Corte europea dei diritti dell’uomo della bontà del piano carceri a cui sta lavorando il governo – ma asservito ad altrettanto delicati equilibri politici interni alle “larghe intese” – per riportare gli istituti penitenziari in uno stato di legalità entro il termine ultimo del 27 maggio prossimo, e scongiurare così l’applicabilità della sentenza Torreggiani con la quale la Cedu condanna l’Italia a pagare un risarcimento per ciascuno dei detenuti costretti a vivere in uno spazio ritenuto lesivo dei diritti umani. Perciò ieri il Guardasigilli ha voluto mostrare una presa di distanza dalle indiscrezioni evidentemente trapelate dagli stessi uffici di via Arenula e apparse su alcuni organi di stampa: «Sconti di pena e risarcimenti ai detenuti – precisa una nota del ministero – sono ancora allo studio del ministero della Giustizia, e non saranno oggetto della proposta che sarà presentata», e che dovrà essere ulteriormente approfondita «anche alla luce dei colloqui di Strasburgo».

Le indiscrezioni, infatti, parlano di tre punti chiave del piano governativo che dovrebbe diventare un decreto legge o un ddl dall’iter accelerato: un risarcimento per i detenuti già usciti dal carcere che potrebbe variare tra i 10 e i 20 euro al giorno; uno sconto di pena, al massimo del 20% e non per tutti i reati, per coloro che sono ancora sottoposti al supplizio della detenzione italiana (da ricordare che solo dieci giorni fa la Royal Court of London ha rifiutato l’estradizione di un cittadino somalo verso l’Italia perché considerata Paese a rischio tortura); ma soprattutto la richiesta – difficilmente accettabile, a rigor di logica – di trasferire presso i tribunali italiani i ricorsi dei detenuti pendenti a Strasburgo (se ne dovrebbero occupare le corti civili o i magistrati di sorveglianza).

Pronte le reazioni contrarie a tutto il piano di alcuni sindacati di polizia penitenziaria (Sappe, Ugl, Fns Cisl) che chiedono di incontrare Orlando (ottenendo una riposta immediata: saranno ricevuti il 3 aprile prossimo). Ma ieri anche Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani, è intervenuto sulla questione dicendo che ritiene ancora «interamente valide le motivazioni di un provvedimento di clemenza» e invitando il governo a dare attuazione alla sentenza della Consulta che ha abrogato la legge sulle droghe Fini-Giovanardi.