«Abbiamo finalmente un ministro di Giustizia che ha ammesso clamorosamente che le carceri sono criminogene, in altre parole che lo Stato, violando le sue stesse norme, obbliga a un percorso verso le recidive e non di riabilitazione. Ma allora, cosa si aspetta a far sì che davvero, e non solo negli orientamenti accademici, il carcere sia l’extrema ratio? Il governo invece agisce in modo schizofrenico e rincorre i populismi giustizialisti senza riflettere sulle conseguenze».

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Rita Bernardini, segretaria dei Radicali italiani, ha appena concluso una visita ispettiva nel carcere milanese di Opera, come delegata ministeriale per gli Stati generali del carcere che si concluderanno nel prossimo autunno con proposte organiche di riforma del sistema penitenziario italiano.

Le condizioni delle carceri sono migliorate rispetto al 2013 quando la Corte di Strasburgo condannò l’Italia. A fine luglio, nei 49.655 posti dei 198 istituti sono recluse 52.144 persone. Continuano a morire, però, forse più di prima: i dati aggiornati all’11 agosto di Ristretti orizzonti parlano di 71 morti, di cui 27 suicidi. La sua impressione?

Dati alla mano posso assicurare che il sovraffollamento è ancora un problema in almeno una sessantina di istituti, con tassi che vanno dal 130 al 200%. A Reggio Calabria, per esempio, nel carcere di Arghillà inaugurato solo un paio di anni fa, c’è un reparto completamente chiuso per mancanza di personale e di conseguenza i detenuti sono ammassati negli altri reparti. Ma sa qual è l’unica cosa che ha svuotato davvero le carceri? La sentenza della Corte costituzionale sulla Fini-Giovanardi (la legge proibizionista sulle droghe, ndr). Persistono invece tutti gli altri problemi: da quello sanitario, con la mancanza di cure soprattutto per i detenuti affetti da patologie molto gravi, alla mancanza di lavoro, per non parlare del diritto violato all’affettività e alla prossimità territoriale. Sono tutte cose che come Radicali italiani abbiamo denunciato in un’altra memoria inviata al comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, organismo che deve verificare l’attuazione della sentenza Torreggiani. Non è un caso, dunque, che sia aumentato l’indice dei suicidi, anche rispetto alla popolazione libera. La mia impressione poi è che i casi psichiatrici di una certa gravità sono aumentati perché la magistratura non può più inviare negli Opg – formalmente, ma non realmente, chiusi – tanto che alcuni carceri si sono attrezzati con repartini ad hoc. A Poggioreale il direttore Antonio Fullone denuncia la presenza di almeno 40 casi psichiatrici gravi. Questo dimostra che l’operazione di chiusura degli Opg rischia il fallimento totale, se non si forniscono risorse alle strutture territoriali che dovrebbero seguire i malati prima che si trasformino in casi drammatici.

Infatti nell’ultimo mese tre persone sono morte durante un trattamento sanitario obbligatorio…

Sicuramente è aumentato l’esito tragico di questi Tso: senza risorse per i Dipartimenti di salute mentale, manca il personale sanitario che esegue i trattamenti. Nel caso di Torino, per esempio, c’era solo un medico psichiatra. Che peraltro a quanto sembra prendeva ordini dagli agenti, mentre dovrebbe essere il contrario.

Marco Pannella ha interrotto lo sciopero della fame e della sete, iniziato per denunciare la persistente illegalità dello Stato italiano nelle carceri, dopo la telefonata del presidente Mattarella. Le sembra che l’attuale capo dello Stato abbia la stessa sensibilità del suo predecessore, Napolitano, rispetto alla condizione dei detenuti?

Lo vedremo. Le parole pronunciate dal presidente sono state molto importanti perché ha detto di condividere la battaglia per i diritti civili e umani e per la legalità che conduce Marco. Ora però bisogna intervenire: non a caso nell’ottobre 2013 Napolitano aveva parlato di obbligo della legalità da parte dello Stato. Siamo in un momento di sbando generale. Per fare un esempio, dopo aver speso in dieci anni 110 milioni per mettere in funzione una decina di braccialetti elettronici, ora tutti i duemila dispositivi prodotti dalla Telecom sono impegnati. E dall’inizio dell’anno siamo ancora in attesa del bando per produrne altri. Perciò i magistrati sono costretti a tenere in carcere chi potrebbe andare ai domiciliari, altro che pene alternative. Ma allora, che senso ha fare gli stati generali del carcere, cercare soluzioni al sovraffollamento, se poi lo Stato italiano non rispetta nemmeno le leggi che ci sono già? O se il sottosegretario Enrico Costa presenta in commissione Giustizia, alla Camera, emendamenti al ddl delega di riforma del codice di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario per aumentare le pene per i reati che lui chiama di allarme sociale? C’è chi nel governo preferisce seguire i Salvini e i Grillo, la pancia piuttosto che la testa.