L’amministrazione Trump ha in programma per la prossima settimana una revisione delle normative sui cambiamenti climatici, al fine di consentire ai singoli Stati di decidere se e come limitare le emissioni di anidride carbonica delle centrali a carbone, secondo una sintesi del piano e dei dettagli forniti al New York Times da tre fonti che hanno visto la proposta completa.

Il piano vorrebbe anche ridurre le normative che regolano l’inquinamento delle centrali elettriche che necessitano di aggiornamenti. Tutto questo, combinato con il permesso agli Stati di stabilire le proprie regole, creerebbe un grave rischio di innalzamento delle emissioni inquinanti, ma ciò non è nemmeno stato valutato dalla Casa bianca.

La proposta, che Trump dovrebbe presentare già martedì in una manifestazione in West Virginia, è lo sforzo più forte e ampio della sua amministrazione per affrontare ciò che il presidente descrive come una «guerra al carbone» e per fare carta straccia del Clean Power Plan, l’insieme di regole volute dall’ex presidente Obama per tagliare le emissioni di riscaldamento del pianeta prodotte dalle centrali a carbone.

Il Clean Power Plan, creato nel 2015 mentre gli Stati uniti si preparavano a stipulare l’Accordo di Parigi sul riscaldamento globale, fu la prima restrizione federale sull’inquinamento da carbonio per le fonti di energia. Nel 2016 la Corte Suprema lo ha temporaneamente bloccato, mentre un tribunale federale ascoltava le argomentazioni di una coalizione di Stati produttori di carbone che volevano bloccare la norma. Al momento rimane in sospeso.

Ora l’amministrazione Trump vuole continuare la sua sistematica opera di demolizione delle regole dell’era Obama, spettro odiato da The Donald con un accanimento che meriterebbe un’analisi psicanalitica: la mossa in programma segue la decisione di questo mese di congelare gli standard di efficienza energetica volti a ridurre le emissioni di gas serra.

«Questi sono i due più grandi settori dell’economia che contribuiscono alla produzione di gas serra nel Paese e sono di enorme importanza in termini di emissioni», ha dichiarato al Washington Post Janet McCabe, capo dell’Agenzia per la protezione ambientale sotto Obama.

Trump però non crede ai cambiamenti climatici, valuta tutto l’approccio di difesa dell’ambiente come una fissazione da radical chic che fanno da cassa di risonanza alle bufale messe in giro dalla Cina per danneggiare l’economia americana.

Senza temere il ridicolo, durante un’ondata di freddo gelido che ha investito gli Usa lo scorso inverno, Trump ha prodotto una serie di tweet sarcastici dove sbeffeggiava gli ambientalisti: le temperature rigide, a sua detta, smentiscono le teorie sull’innalzamento delle temperature.

Con questo tipo di approccio che ricorda Don Draper, il protagonista di Mad Man negli anni ’50, quando di rispetto dell’ambiente e sviluppo sostenibile non si era mai parlato, il presidente in carica si appresta a riportare gli Usa a quell’epoca per lui felice.

Il piano prende a malapena atto dei cambiamenti climatici, citati solo su una delle quasi 300 pagine del documento, stando alle fonti che hanno visto la bozza completa. Tuttavia, proponendo un regolamento, in qualsivoglia modo sia codificato, l’amministrazione Trump riconosce implicitamente una decisione cruciale dell’Epa risalente al 2009, dove si dichiara il cambiamento climatico minaccia per la salute e il benessere degli uomini.

Questa è la spina dorsale legale di quasi tutta la politica federale sul clima, richiede di conseguenza al governo di regolamentare le emissioni di gas serra e sarà la leva che verrà usata legalmente per contrastare questa visione astorica della gestione delle risorse.