Tappa in teoria di trasferimento tra Commezzadura ed Anterselva, anche se l’arrivo è posto pur sempre in cima ad un’ascesa. Si attraversano Val di Sole e Val di Non, poi si sale il passo della Mendola (che sarebbe salita vera, ma lontanissima dal traguardo) per entrare in Alto Adige. Lupi, orsi ed aquile gli animali totemici della tappa, bentornati a tutti. In queste regioni di confine trovò la morte Cesare Battisti, ultimo eroe risorgimentale e socialista. Parlamentare della dieta d’Austria, fu catturato da Alpino con l’esercito italiano e dichiarato traditore, ma traditore fu colui che lo impiccò.

La tappa pare fatta apposta perché una fuga prenda campo, e pare strano che in fuga non ci sia Ciccone, vincitore di ieri in maglia di migliore scalatore.

Il suo conterraneo Vito Taccone non si sarebbe perso l’occasione, famoso quando pronosticò quattro sue vittorie consecutive e puntualmente poi le ottenne. Uno dei primi miti del ciclismo in TV, Taccone andava anche forte. Un giro di Lombardia vinto da esordiente, il famoso poker in salita, andava non male anche in volata, e quando non andava provava a fare andare piano i suoi rivali, tirandoli addirittura per la maglia. Protagonista di scazzottate in corsa, famosa quella con lo spagnolo Manzaneque, «con quella faccia da delatore che ti ritrovi». Fu ovviamente squalificato in quell’edizione del Tour, Taccone. Si turbò poco e non mise mai più piede in Francia. Fu poi anche consigliere comunale, col Partito repubblicano, vattela a pesca perché.

Se in Italia il connubio tra questa corsa e la televisione è così forte lo si deve senza dubbio pure a lui e al suo dialetto abruzzese stretto, oltre che a Zavoli e alla incredibile invenzione del Processo.

Il mangia e bevi apparecchiato per il gruppo shekera la fuga più e più volte, finché ai meno 15 il francese Peters rompe gli indugi in un gesto tanto efficace quanto bello a vedersi in bicicletta. Non lo rivedono più e trionfa a braccia alzate sul traguardo posto nello stadio del biathlon. Più indietro chi voleva rosicchiare qualcosa a Carapaz approfittando dell’ultima rampa ci rimane male: il primo ad allungare è addirittura Landa, che di Carapaz è compagno, e poi è la stessa maglia rosa a scrollarsi di dosso Nibali e Roglic, accompagnato da Lopez (vanno a pesca insieme, i due). Festeggia così il compleanno guadagnando ancora una manciata di secondi, buoni per il morale e per affrontare meglio l’ultima cronometro.

Dopo il traguardo Nibali si appoggia a una transenna e ammette la giornataccia: poteva andare peggio, ma ora si fa davvero dura.