Venezuela tra festa e protesta. Ieri, il chavismo ha festeggiato un anno dall’assunzione di incarico del presidente Nicolas Maduro. Si è anche celebrato il 19 aprile del 1810, considerato «il primo grido di indipendenza» dalla Spagna, preludio alla proclamazione della Prima repubblica, il 5 luglio dello stesso anno.

Intanto, per quanto circoscritte, continuano le manifestazioni e le «guarimbas» (barricate di chiodi, detriti e spazzatura data alle fiamme). Nella parte est della capitale, il sindaco del municipio di Chacao, Ramon Muchacho (di opposizione), ha fatto sospendere le processioni del venerdì santo a seguito dei violenti scontri tra «guarimberos» e Guardia nacional bolivariana (Gbn), che hanno provocato alcuni feriti e fermi.

A Puerto la Cruz, principale porto del paese, nello stato Anzoategui, mentre la maggioranza dei venezuelani si godeva in spiaggia le vacanze pasquali, un gruppo di «genitori» ha inscenato una protesta «contro l’indottrinamento scolastico degli alunni». Di fianco, 90 tende montate dagli studenti, che impediscono l’accesso a uno dei principali distributori di benzina della città.

Gran parte della Mesa de la unidad democratica (Mud), seppur con diversi accenti ha accettato di partecipare al dialogo in corso con il governo sotto l’egida della Unasur e del Vaticano. Le componenti più oltranziste, invece, cavalcano le proteste violente, che hanno già provocato 41 morti e oltre 600 feriti. A fomentarle, alcuni dirigenti che cercano di prevalere nello scontro per la leadership che anima la coalizione di opposizione.

La più attiva è Maria Corina Machado, una ex parlamentare di estrema destra, deposta dopo aver accettato di sostituire il Panama presso l’Organizzazione degli stati americani (Osa), a cui ha chiesto un intervento diretto in Venezuela. Giorni fa si è recata al Parlamento europeo per denunciare «la dittatura castro-madurista». Diversi eurodeputati progressisti l’hanno contestata argomentando le loro ragioni in un appello contro le ingerenze e per la difesa dell’ordine democratico in Venezuela.

Ieri, Machado ha però cantato vittoria in Twitter sostenendo che «il Parlamento europeo ha confermato la decisione di inviare una delegazione in Venezuela per constatare le violazioni ai diritti umani e ai principi democratici».

Alle componenti che si rifanno a Machado e a Leopoldo Lopez (il leader di Voluntad popular in carcere da due mesi con l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo) il governo attribuisce intenzioni golpiste. In questi giorni si è aperto il processo militare a due ufficiali della Gnb (un colonnello e un capitano), arrestati all’inizio di aprile con l’accusa di aver cospirato contro il governo.

E sarebbero una trentina gli ufficiali coinvolti nel tentativo di golpe che avrebbe dovuto aver luogo il 20 marzo. Il 25, Maduro ha comunicato l’arresto di 3 generali dell’aviazione, responsabili principali delcomplotto. Secondo quanto ha rivelato un giornale di opposizione “soft” al governo, avrebbero dovuto spianare la strada alle piazze oltranziste con l’aiuto di paramilitari colombiani: con uno scenario simile a quello messo in atto con il golpe contro Hugo Chavez nell’aprile del 2002.

«Continuerò a onorare il giuramento che ho fatto al nostro popolo, nessuno ci ruberà il diritto a essere felici, liberi e indipendenti», ha detto ieri Maduro. Domani prenderà avvio la riforma tributaria che ha già provocato le proteste dell’opposizione perché promette di far pagare «di più a chi più possiede» e ha al centro il controllo dei prezzi. E per martedì, Maduro ha annunciato «misure economiche straordinarie». In un anno di «governo della strada» – ha detto – , il 64,1% delle risorse nazionali è stato destinato ai progetti sociali: il 2,1% in più dell’anno precedente.