Altra notte di tensione, in Venezuela. Gruppi oltranzisti di opposizione hanno guidato assalti e devastazioni, in alcuni quartieri della capitale e in altri stati del paese federale: Tachira, Carabobo, Merida… Nello stato di Bolivar (nel sud) un operaio che manifestava in sostegno al governo è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e altri quattro sono rimasti feriti. A Caracas, nel quartiere di opposizione Los Cortijos, un gruppo armato ha fatto irruzione nel complesso di fabbriche recuperate Tocome uccidendo un operaio e ferendone diversi altri. È morta anche una ragazza di 21 anni, Genesis Carmona, Miss Turismo Carabobo, ferita da un proiettile alla testa durante una manifestazione di opposizione, martedì scorso. Nello stesso modo, uccisi da cecchini a bordo di moto di grossa cilindrata, erano stati ammazzati altri tre giovani a Caracas, il 12 febbraio: un noto leader di quartiere (di sinistra), un ragazzo di destra e un suo parente.
Episodi che, per il governo, indicano l’esistenza di un disegno destabilizzante, denunciato già da mesi. A muovere le fila delle parti più accese della destra di opposizione, vi sarebbero manovre Cia, mire dell’estrema destra colombiana (in primis l’ex presidente Alvaro Uribe) e mercenari sempre pronti alla bisogna di chi abbia un portafoglio ben gonfio. Secondo alcuni video resi pubblici in diverse occasioni, i provocatori avrebbero ricevuto circa 3.000 bolivar a testa per dirigere attacchi, bruciare cassonetti e spazzatura e organizzare «guarimbas». Alla tattica della «guarimba» è particolarmente dedito Leopoldo Lopez, leader di Voluntad popular (uno dei partiti che compongono la Mesa de la unidad democratica – Mud -).
L’idea è quella di orchestrare azioni violente per provocare una reazione «repressiva» che, a fronte dell’indignazione internazionale, giustifichi un eventuale intervento esterno. Lopez è attualmente in carcere. Deve rispondere di accuse pesanti per essere stato filmato durante gli scontri del 12 febbraio. Quel giorno, al culmine di giornate di scontri in altre parti del paese, nella capitale si sono svolte due manifestazioni studentesche di segno opposto nella giornata della Gioventù. Quella dell’opposizione è poi degenerata in scontri. La polizia ha avuto la consegna di mantenere i nervi saldi, nonostante stia scontando molti feriti e danni. Maduro ha anche dichiarato che alcuni uomini dell’intelligence bolivariana (Sebin) hanno disobbedito alle consegne di rimanere nelle retrovie. E il cambio al vertice del Sebin, deciso subito dopo, è stato letto come una conseguenza di quelle affermazioni e anzi un’implicita ammissione che non tutto torna nelle forze deputate al controllo.
Ieri, è stato spiccato un mandato anche per il generale a riposo e membro di Voluntad popular, Antonio Rivero, in quanto istigatore degli scontri. L’ex generale è già stato in carcere nel 2013 per le violenze in piazza Altamira, luogo simbolo delle proteste di opposizione. La magistratura ha sotto mira anche un suo collega di partito, Carlos Vecchio. Lopez si è consegnato alle autorità durante una delle ultime manifestazioni contro il governo e ieri il giudice ha confermato il fermo per quaranta giorni, sulla base di alcune accuse pesanti rimaste in piedi, in attesa della convalida della Fiscalia.
La moglie ha confermato a mezza bocca le affermazioni del presidente dell’assemblea Diosdado Cabello, che ha accompagnato personalmente in carcere l’oppositore: esisterebbero prove che la Cia non esiterebbe a liberarsi del suo servitore pur di aumentare il livello di scontro nel paese. Lopez – ex sindaco del municipio Chacao e pre-candidato alla presidenza della repubblica nonostante sia interdetto dai pubblici uffici per malversazione fino al 2014 – ha infiammato la destra in diverse occasioni: durante il colpo di stato contro l’allora presidente Chavez, nel 2002, e dopo la vittoria di Maduro su Henrique Capriles alle ultime presidenziali, il 14 aprile. Ora, però, Capriles sta cercando di ritagliarsi un altro profilo, appoggiando l’ala più moderata della Mud, contraria alle violenze per arrivare alla «salida», la campagna per far fuori Maduro dal governo lanciata dai settori oltranzisti dell’opposizione. Oltre a Lopez, guidano la campagna, Maria Corina Machado e il sindaco della Gran Caracas Antonio Ledezma. La Mud non intende però rinunciare all’effetto emotivo provocato dall’arresto di Lopez e ha indetto per domani un’altra giornata di protesta.
Secondo Maurice Lemoine, firma di Le Monde diplomatique, non si tratta di una «primavera venezuelana» come vorrebbero i grandi media privati, dentro e fuori il paese, ma di una «strategia della tensione» come nel Cile di Allende, basata sugli indubbi problemi esistenti nel paese: per liberarsi del socialismo bolivariano e tornare ai fasti del neoliberismo imperanti nella IV Repubblica. Lemoine ricorda che, proprio nei luoghi in cui più duramente è esplosa la protesta, come nello stato Tachira (alla frontiera con la Colombia) sono stati sequestrate tonnellate di alimenti e generi di prima necessità destinati al mercato nero dentro il paese e oltrefrontiera.
Un’altra tappa del «golpe suave» ideato da Gene Sharp e visto all’opera sia nella ex Jugoslavia che in alcune «primavere arabe»: ««guarimbas», campagne di denuncia contro «la dittatura», manipolazione di certi gruppi mediante alcune creazioni ad hoc (vedi Javu, gemellato con Otpor), proteste violente e operazioni di guerra psicologica per creare un clima di «ingovernabilità». La quinta tappa, prevede la rinuncia del presidente sotto la pressione della guerra civile e del discredito internazionale. E magari un intervento «umanitario» esterno. Un copione già visto. Alcuni docenti universitari, attivisti per i diritti umani e giornalisti, hanno inviato un corposo dossier che mostra le massicce manipolazioni di foto prese da eventi repressivi di altri paesi (addirittura copertine di grandi quotidiani) fatti passare per violenze del governo in Venezuela.
Maduro, intanto, continua a varare le misure economiche previste dal nuovo piano di governo. Adesso, dopo i computer agli alunni delle classi popolari, arrivano anche i tablet per gli universitari. Il Venezuela boliviariano, dove l’università è gratuita, è uno dei paesi con più matricole al mondo. «Gli studenti pongono problemi reali – ha detto il ministro degli Interni Miguer Rodriguez Torres – le proteste sono sintomo di buona salute della democrazia. Ma non diventeremo un campo di battaglia che giustifichi un intervento esterno».