«Siamo un popolo libero, insorgente, ribelle, e soprattutto libertario. Siamo l’unica via di trasformazione autentica. Tutte le misioneras y misioneras la difenderanno fino alla fine. Non torneremo a essere il cortile di casa dell’impero». Sono in maggioranza donne quelle che animano e dirigono i piani sociali chiamati Misiones e che ieri hanno marciato fino a Miraflores. Quella che parla è responsabile della Mision Nevado, dedicata agli animali. In questi anni, il chavismo ha istituito cliniche veterinarie nei quartieri, giornate di vaccinazioni gratuite e di «educazione al rispetto e alla cura»: non solo assistenza, ma luoghi di aggregazione sociale e politica.

Sfila la Mision Arbol, che pianta alberi, organizza domeniche senza auto e corsi di educazione ambientale. Ben visibile, la Mision Agro-alimentare, fondamentale in questo momento difficile a cui si reagisce con gli orti urbani e una grande campagna per il ritorno alla terra. Ci sono i diversamente abili, organizzati nella Mision Gregorio Hernandez, dedicata al medico dei poveri che il chavismo vorrebbe vedere santificato da Bergoglio. I deputati del Psuv fanno cordone nel corteo.

Il movimento Lgbt sventola le sue bandiere, i militanti spiegano l’importanza di stare in piazza «contro il fascismo». Alcune donne si burlano di Diana D’Agostino, moglie di Ramos Allup e figlia di grandi imprenditori, che ha definito le chaviste «brutte, sporche e sregolate». Davanti al parlamento, ora a maggioranza di opposizione, i manifestanti alzano la voce: «Siamo un popolo di pace: Mision cultura, Madres del Barrio, Mision Sucre. Mision Ribas, Negra Hopolita…

Questa rivoluzione è fatta per durare. Non la potranno cancellare». Henry Ramos Allup sta tenendo una conferenza stampa. Di fianco ha il deputato Julio Borges, che sanguina dal naso. Il presidente del Parlamento fa battute triviali, insulta gli avversari, chiama «quelle tre comari” le rappresentanti del potere Elettorale e del Tribunal Supremo de Justicia (Tsj): «Tutti banditi – grida – dovrebbero andare in galera».

A poche vie di distanza dalla manifestazione delle Misiones, una settantina di deputati di opposizione ha cercato di entrare a forza nella sede del Consejo Nacional Electoral (Cne), sperando di provocare l’incidente con le forze armate, che però si sono lasciate travolgere, opponendo una resistenza pacifica. Buttata a terra anche una giornalista che stava documentando l’accaduto. Un gruppo di persone si è messo di mezzo, e da lì i nasi rotti. Diversi deputati chavisti hanno espresso solidarietà a Borges e «condannato la violenza in tutte le sue forme». Maduro ha invitato la popolazione «a non cadere nelle provocazioni».

Un’incursione pretestuosa, perché uno dei rettori del Cne, considerato referente di opposizione, aveva già comunicato conclusa la prima fase della raccolta di firme per il referendum revocatorio contro il presidente Nicolas Maduro, previsto dalla costituzione a metà mandato, in base a tappe precise. L’1% delle firme necessarie ad attivare la procedura è stato convalidato (a parte gli oltre 100.000 morti e boss detenuti).

Tra il 20 e il 24 di giugno si passerà alla seconda fase. Ma le destre – che hanno disertato il dialogo proposto dal governo con la mediazione della Unasur e di alcuni ex presidenti come lo spagnolo José Zapatero -, premono per provocare un bagno di sangue e giustificare così l’intervento militare esterno. Per questo agiscono i Commandi tattici del saccheggio, organizzati da Voluntad Popular (il partito di Leopoldo Lopez).

Funzionano così: usufruendo di complicità interne sulla distribuzione degli alimenti a prezzo regolato, i gruppi cercano di raggruppare nelle code il maggior numero di persone in un determinato punto vendita e assaltano l’esercizio. Non vengono attaccate le grandi catene come Makro o Exelsior Gamma, ma i piccoli esercizi o le infrastrutture dello Stato. Ad agire sono due o tre persone armate, che si fanno consegnare il denaro e cacciano gli impiegati.

Un gruppo di sfondamento rompe porte e vetri e apre la strada ai saccheggi. Altre due persone, a distanza di sicurezza, filmano con cellulari e telecamere il rendiconto che porteranno agli organizzatori, e che verrà diffuso nelle reti sociali. I «cervelli» del saccheggio risultano essere quadri di base di Voluntad Popular, anche se una persona arrestata a Guarenas ha segnalato un dirigente di Primero Justicia (il partito di Capriles Radonski). Il loro compito è quello di reclutare marginali e gente del popolo disposta per denaro ad assumersi un rischio del genere.