Pensiero rigoroso
Addio Rossana Rossanda. il tuo pensiero rigoroso ci mancherà.
Susanna Camusso, via twitter

Sguardo acuto
Una grande intellettuale, una straordinaria combattente. Le dobbiamo molto. E soprattutto ci mancherà il suo sguardo acuto e profondo sul mondo. Ciao Rossana!
Alba Sasso

Protagonista del ’900
Carico di memorie potenti saluto una protagonista del 900. Ciao Rossana
Ennio Calabria

Ciao zia Rossana
Cara Rossana, sono Jenia, la tua nipotona israeliana. Due settimane fa ho trovato alcune lettere che tu e zio Karol mi avevate scritto molti anni fa, quando ero studentessa a Bologna. Intendevo scriverti per sentire come stai però ormai è troppo tardi. Ricordo tutti i nostri week end passati insieme a Roma: la tua “signora” che cucinava la pasta buonissima, il tuo gatto nero vecchio che voleva sempre dormire con me, la pasticceria nel ghetto, dove mi compravi la torta da portare a Bologna e, infine, il bellissimo vestito Armani che mi hai regalato per la laurea. Ovviamente non abbiamo mai parlato di politica, sapevi che sarebbe stato troppo complicato con me. Mi mancherai cara Rossana. Mi sento fortunata di avere una zia come te. Ti voglio tanto bene.
Jenia Yagil, Gerusalemme, Israele

Strumenti di bordo
Un bagaglio ingombrante per essere sistemato nelle riserve della Sinistra, da tempo in fase di restrizione volontaria. Così il pensiero prende il volo e si deposita in campi confinanti, forse anche avversi. Nella plancia di comando della Sinistra RR era da tempo consapevole delle imminenti bufere e della scarsità degli strumenti di bordo per affrontarli. La sua coerenza e il rigore intellettuale rimane sempre uno strumento efficace per navigare e trasbordare nelle varie fasi del processo della emancipazione umana.
Joseph Sinigalias Atene

Fino in Grecia
Con la morte della compagna Rossana Rossanda se ne va una delle più grandi personalità della Sinistra Italiana che ha segnato la mia giovinezza. Per me e per molti altri democratici greci che hanno studiato in Italia nei terribili anni 70, Rossana e stata uno dei punti di riferimento che ha plasmato la nostra cultura e la nostra coscienza democratica. Grazie mille a Rossana . La sua memoria sarà eterna.
Emmanouil Ouranos Grecia

«Signora Rossanda» …
Sotto il palazzo di via Tomacelli il mio sguardo corre verso l’alto, sulla facciata in mattoncini. Salgo al quinto piano, redazione del manifesto. Ho 21 anni, sono una studentessa universitaria. Arrivo da una delle tante borgate di Roma dove le sezioni del Pci e i circoli Fgci sono i baluardi della società popolare e operaia. Arrivo per lavorare al centralino del manifesto. Sono l’ultima ruota del carro e tale io stessa mi percepisco. Chiamo tutti “signore” e “signora”. Dopo qualche tempo questo tono di ossequio passa con i più della redazione. Non con “i fondatori”. Proprio non ci riesco, mi si strozza la voce in gola non appena debbo riferire a Valentino, Luigi e Rossana che qualcuno è in linea e vorrebbe parlargli. Ci provo ma non esce suono. E allora, «signor Parlato», «signor Pintor», «signora Rossanda» mi danno più sicurezza rivolgendomi a loro. Passa qualche tempo. Sembra che questo modo di esprimermi non provochi reazioni negative nei tre. Un pomeriggio, dopo l’ennesimo «signora Rossanda», lei mi prende sottobraccio – e io quasi svengo -, in tono confidenziale, a bassa voce e con un sorriso sornione mi dice che in quel giornale non esistono “signori e signore”. Perché lì siamo “tutti compagni e compagne”. Oggi, dopo tanti anni, posso dire serenamente di essere riconoscente a Rossana Rossanda, così come a Valentino e a Luigi Pintor, perché mi hanno aperto lo sguardo verso l’orizzonte della dignità dell’individuo che non è legata al lignaggio, al censo e nemmeno alla statura intellettuale. Ogni individuo è degno di considerazione. L’ho imparato lì, con loro.
Alessandra Barletta

Garantista a 360°
Ho avuto modo per la prima volta di conoscere sia pure indirettamente Rossana Rossanda attraverso la testimonianza di Umberto Dragone che allora guidava il club Turati di Milano, circolo di grande rilievo che ha segnato la cultura socialista di quegli anni: “Il confronto con la casa della cultura” mi disse “è molto impegnativo e difficile. Con la Federazione milanese del Pci la partita è durissima, ma in un certo senso assai semplice: sono degli stalinisti di ferro. Invece la casa della cultura guidata dalla Rossanda è al polo opposto. Copre spazi culturali che dovrebbero essere anche nostri perché è proiettata verso la cultura europea nella molteplicità delle sue tendenze». Il nodo di fondo, però, che ha reso di straordinario interesse l’elaborazione della Rossanda anche per chi ha una cultura socialista è che lei, che è stata sempre organicamente comunista, è entrata in contraddizione con l’esperienza del comunismo reale proprio in nome del valore della libertà considerata proprio intrinseca all’essenza del comunismo autentico: di qui la valorizzazione di tutte le esperienze di democrazia, dai consigli, «all’anno degli studenti», al femminismo. La terza testimonianza è stato il suo garantismo a 360°, una posizione del tutto minoritaria. Per queste ed altre ragioni essa non ha parlato solo al mondo comunista, ma anche a chi ha avuto altre esperienze politiche e culturali.
Fabrizio Cicchitto

Dalla parte giusta
Rossana Rossanda era un mito, per noialtri ventenni che avemmo la fortuna di incontrarla a cavallo del 1989/1990, persi tra crolli di muri e occupazioni universitarie, Berlino e la Pantera. In quei tempi eravamo però anche immersi nella lettura del formidabile Sentimenti dell’aldiqua (Theoria, 1990), dove Rossana ci parlava «dopo l’uragano», nell’evanescenza di qualsiasi idea di futuro (un monito che ritroveremo in Mark Fisher).
Quindi divoravamo i suoi epici, arrembanti, interventi contro la prima guerra del Golfo. Perché Rossana – e il manifesto dell’epoca – erano dentro il cuore vivo delle trasformazioni: l’attenzione ai movimenti universitari e della conoscenza, di quello che sarà chiamato «precariato cognitivo», quindi la mobilitazione globale contro la lunga guerra permanente, che diventerà la seconda superpotenza globale (febbraio 2003). Due tendenze che accompagneranno i successivi vent’anni, appunto.
Fu in quello scorcio dei primi anni Novanta che conobbi quella formidabile generazione di fondatori e fondatrici de il manifesto, tra via Tomacelli, assemblee, presentazioni, cortei, mobilitazioni.
Così per me erano e rimasero: «il Direttore» Luigi Pintor, che mi intimoriva. Il divino «Valentino» Parlato, sempre pronto a scendere al bar per chiacchiere, un bicchiere, una sigaretta. Quindi Rossana Rossanda, a volte la «Compagna Rossana», che sussurravo sempre in un confuso «Compagna Rossan(d)a», timidamente camuffando nome-cognome, per evitare una confidenza che sentivo eccessiva. Eppure, fu proprio leggendo e incontrando Rossana che ricevemmo quel suo insegnamento, caramente e lucidamente ricordato da Ida Dominijanni in questi giorni: «Il contrario dell’ideologia, l’opposto del conformismo, l’inverso del minoritarismo». Grazie ancora, cara Rossana, per esserti sempre battuta dalla parte giusta.
Peppe Allegri

Viva in un secolo noioso
Abbiamo perso un’altra ragazza del Novecento, secolo turbolento e traumatico (due guerre mondiali), ma anche di rinascita, ricostruzione e visione di un modo diverso. Ci mancherà Rossana, soprattutto in questo secolo così noioso, ci mancherà la sua visione anticonvezionale, la capacità di chiamare le cose con il loro nome, senza reticenza e senza paura, la sua coscienza critica e la voce di una grande intellettuale. Mi rattrista molto pensare che le tanti voci autorevoli del secolo scorso, una dopo l’altra ci hanno abbandonato senza essere sostituiti da altrettante voci della stessa levatura. Rossana era una di loro e per una strana alchimia, ti convinci che nonostante l’età quella voce possa restare viva, forse per sempre ad accompagnare le nostre giornate. Ma in fondo Rossana è ancora qui tra noi e ha lasciato segni profondi nella coscienza delle persone che l’hanno conosciuta personalmente oppure si sono solo abbeverate nella lettura dei suoi scritti.
Che la terra le sia lieve.
Tiziana Pompili 

I libri che non hai letto
La ricordo con questa bella frase detta da lei «Mi dispiacerebbe morire per i libri che non ho letto e i luoghi che non avrò visitato».
Donato Doni

 

* Qui la raccolta di tutte le lettere per Rossana