«Capriles, smettila con gli stupefacenti, c’è una cella pronta che ti aspetta. Abbiamo prove sufficienti delle violenze che hai provocato, non permetteremo che questi crimini restino impuniti». Così Iris Varela, ministra del Servizio penitenziario in Venezuela, ha sintetizzato l’aria che tira nel chavismo nei confronti delle frange più accese dell’opposizione. «Per te, l’unica buona notizia è che il carcere che ti aspetta, Henrique Capriles Radonski, non è più lo stesso che abbiamo ereditato dalla IV Repubblica e in cui si rinchiudevano gli oppositori», ha detto ancora Varela.

Organizzazioni popolari e media alternativi hanno denunciato i vertici di Primero justicia (Pj), Voluntad popular (Vp) e i gruppi di estrema destra come Juventud activa venezuela unida (Javu), accusandoli di aver provocato devastazioni e morti dopo le presidenziali del 14 aprile. Il governo ha presentato un esposto sulle violenze agli organismi internazionali. Henrique Capriles Radonski, leader di Pj, ha rappresentato per la seconda volta l’arco di opposizione, la Mesa de la unidad democratica (Mud).

Il 7 ottobre è stato ampiamente battuto dal presidente Hugo Chávez, morto il 5 marzo. Il 14 aprile ha però tallonato da vicino l’ex autista del metro Nicolas Maduro. Ancor prima che venissero comunicati i risultati, ha mostrato propositi bellicosi, ha sfiduciato il Consiglio nazionale elettorale (Cne), ha gridato alla frode e ha invitato i suoi a passare all’attacco.

Un noto giornalista di opposizione ha diffuso la notizia che i medici cubani, presenti nelle misiones di quartiere, nascondevano urne sottratte. Molti Centri diagnostici integrati (Cdi) sono stati assaltati, alcune sedi del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) sono state date alle fiamme e 8 chavisti – poi celebrati come «martiri della rivoluzione» – sono stati uccisi. Capriles ha chiesto di ricontare manualmente il 100% dei voti, cosa impossibile dal momento che la Costituzione prevede l’utilizzo del voto elettronico, considerato praticamente inviolabile da tutti gli osservatori internazionali.

«Riconteggio» entro 30 giorni

Il risultato definitivo a favore di Maduro è stato comunicato dopo lo scrutinio del 54% delle schede. Il Cne ha accettato di ricontare il rimanente 46%, il procedimento si concluderà entro 30 giorni. L’opposizione, però, non si accontenta.
Dice al manifesto Jesus Bermudez, dirigente del Movimento rivoluzionario Tupamaros: «Dopo aver tentato la strada del golpe, ora cercano di destabilizzare il paese. Sono passati per le case per estorcere firme col pretesto delle disinfestazioni. Sospettiamo che intendano preparare un referendum revocatorio, come quello tentato contro il presidente Chávez nel 2004».

I Tupamaros hanno notevolmente aumentato il loro bacino di voti, risultando il terzo partito nel campo chavista. «Il popolo ha riconosciuto il nostro impegno costante nelle fabbriche e nei quartieri – dice il dirigente – , per approfondire il socialismo dobbiamo imparare dai nostri errori. Abbiamo lasciato aperte delle brecce di inefficienza e burocratismo in cui la destra si è incuneata, creando confusione».

Insieme a un arco di organizzazioni popolari e media alternativi, i Tupamaros hanno indetto per oggi una marcia. Chiedono che Capriles e Leopoldo Lopez (Vp), in prima fila durante il colpo di stato tentato contro Chávez nel 2002, vengano perseguiti legalmente. Intanto, Maduro ha iniziato il suo «governo di strada», prendendo di petto i problemi del paese. Per prima cosa, ha dichiarato il settore elettrico emergenza nazionale, ha annunciato il potenziamento delle energie alternative.

Forze armate anti-sabotaggi

Per tre mesi, le Forze armate (attori dell’alleanza civico-militare che anima il socialismo bolivariano) controlleranno le installazioni, per evitare sabotaggi, black out e truffe. «C’è un gigantesco deficit e molta corruzione – ha detto il neoministro Jesse Chacon -, gli imprenditori non pagano, gli sprechi vengono dai grandi consumatori privati e non dai quartieri popolari».

In attesa di assumere, il 28 giugno, la presidenza pro tempore del Mercosur, attualmente occupata dall’Uruguay, il ministro degli Esteri, Elias Jaua, ha annunciato l’impegno del Venezuela per nuovi accordi tra il Mercato comune del sud e l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America (Alba), in cui funziona già una moneta alternativa al dollaro, il Sucre. Rispondendo alle dichiarazioni di Roberta Jacobson, responsabile del Dipartimento di stato Usa, che ha sostenuto le posizioni di Capriles, Jaua ha detto che il suo paese reagirà con fermezza alle eventuali sanzioni decise da Washington. Gli Usa, primi compratori di petrolio del Venezuela, hanno però risposto «che al momento non si prevedono sanzioni economiche». Maduro ha anche istituito una commissione di dialogo con l’opposizione «ma senza accordi di vertice o giochi di potere con la destra pinochettista».