Dire «cantautore romano» è un po’ stringente se riferito a Lucio Leoni, anche se sì, attinge da quella fonte. Il Lupo Cattivo (Lapidarie Incisioni/iCompany) è il suo nuovo album, con la fiaba di Cappuccetto Rosso che fa da filo conduttore in una narrazione poetica e ironica, ma in un bosco di suoni, dal rap al punk rock. Dopo qualche insistenza, descrive il suo disco così: «Ha un pensiero dietro. Attraverso 11 tracce, con impegno e astrazione, forse, quel pensiero è possibile rintracciarlo. Forse bisogna dedicargli più di un ascolto perché proprio accomodante il lupo cattivo non è. Ma del resto la fiaba non lo è mai stata». Lo sfondo privilegiato resta Roma anche per Totti e il romanesco che a fasi alterne compare: «In questo disco volevo provare a dimenticarla ma Roma esce sempre fuori. Totti più che una passione sportiva è un immaginario, e il romanesco è parte di me e della mia musicalità».

Il parlato/cantato è il punto forte, grazie a degli equilibrismi linguistici arriva sempre al punto: «Mi fa bene sentirlo dire, è il mio nucleo. Non sono un cantante né un musicista vero e proprio… Se non ci fosse quello rimarrebbe veramente poca roba». Fra i nomi che dice di aver ascoltato durante la scrittura del disco ci sono Ghostpoet, Tricky, Alessandro Fiori, Giovanni Truppi, eppure la produzione risulta organica: «Ho affidato la sezione ritmica alla band Le Sigarette che mi ha aiutato ad avere una spina dorsale per tutto il disco. Il mix invece è di Riccardo Gamondi che mette il pensiero prima della tecnica, e questo ha chiuso il cerchio».

Col suo secondo singolo Stile Libero, l’artista romano ha proposto un «fundcrowding» per collaborare con Tiziano Ferro, ovvero offrire in cambio qualcosa (un disco o un biglietto concerto) a chi avesse postato il suo video taggando il cantautore di Latina. Provocazione, trovata promozionale o effettivo desiderio di collaborazione? «Tutte e tre le cose. Questo è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con Lorem Ipsum che si soffermava sulla comunicazione. Con Il Lupo Cattivo entro più direttamente nella parola e per lanciare il disco volevo fare qualcosa che comprendesse entrambi gli aspetti in termini operativi.Un’azione mediatica affidata ai social che sovvertisse con un neologismo gli schemi comunicativi. Tiziano Ferro è un irraggiungibile per cui nutro un’onesta ammirazione. Operiamo in mondi musicali diversi, ci occupiamo e affrontiamo questioni molto lontane ma per quanto riguarda il fatato mondo del mainstream sembra essere il più in gamba e il più interessante, almeno visto da quaggiù».

Impossibile essere possibile è una canzone che ha la frenesia dello spoken word e il testo del flusso di coscienza, dove affiora il neologismo «spossibile»: «Nasce dalla collaborazione con i romani Vonneumann quando mi hanno mandato la base e un titolo: «Impossibile essere possibile», chiedendomi se mi andasse di scriverci qualcosa. Mi sono lasciato andare completamente».