Mentre il Pd corre il rischio di spaccarsi nel tentativo di trovare un candidato governatore, due liste hanno già messo in campo il loro leader. Una è quella della rinata Forza Italia, che sarà guidata dall’attuale presidente della giunta, Ugo Cappellacci. Fedelissimo di Berlusconi, ha ottenuto l’investitura del Cavaliere. In Sardegna gli alfaniani sono di fatto inesistenti, e perciò nel suo campo Cappellacci dovrà vedersela solo con la lista presentata da Mauro Pili, ex presidente di giunta, anche lui Forza Italia (governò la Sardegna dal 1999 al 2004) e capo di uno schieramento dissidente autoctono, Unidos, tutto sardo, senza sponde romane.

La particolarità delle elezioni regionali sarde è però la scesa in campo della scrittrice Michela Murgia, che guida una lista, Sardegna possibile, dichiaratamente indipendentista. Autrice Einaudi e vincitrice di un premio Campiello con il romanzo Accabadora, Murgia vuole per la Sardegna un futuro da stato sovrano e indipendente. Durissima la sua contrapposizione al partito di Renzi: «Il Pd – scrive la candidata governatrice sul suo blog – è un partito italiano, e come tutti i partiti italiani pensa che la Sardegna sia un problema dell’Italia. Per questo i suoi deputati hanno votato a favore del potenziamento dell’occupazione militare sull’isola, proteggendo gli interessi economici e bellici di altre nazioni a discapito della nostra salute e della sovranità del nostro territorio». «Per questo – scrive ancora Murgia – il Pd ha sposato e sta continuando a sostenere la peggiore politica vetero-industriale sul rifinanziamento del carbone e i progetti di trivellazione di ampie fette del territorio per la ricerca di gas. Il problema del Pd è identico a quello del Pdl: entrambi non hanno alcuna idea della Sardegna come soggetto storico protagonista del suo destino».

Buio totale, invece, sul fronte del Movimento 5 Stelle. I grillini in Sardegna sono divisi in due fazioni: quelli della prima ora, timorosi di inquinamenti opportunistici delle liste, e i fautori di un’apertura a nomi ed energie nuove. A pochi giorni dal termine ultimo per la presentazione delle liste, tutto è ancora da definire. Non è iniziata nemmeno la raccolta delle firme (obbligatoria per legge per i partiti che non hanno consiglieri uscenti). E a questo punto il rischio che M5S resti fuori dalla competizione elettorale è più che reale.