Una riunione del tavolo operativo per la definizione di una nuova strategia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura: questo l’obiettivo del vertice di ieri.
In Prefettura a Foggia, alla presenza del vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. Al quale erano presenti il governatore Michele Emiliano, i sindacati di categoria, le associazioni del comparto agricolo, e rappresentati di varie regioni. All’esterno della prefettura, per tutta la durata del vertice, si è invece svolto un presidio di lavoratori indetto da Fai, Flai e Uila.

«È STATO UN TAVOLO importante, attraverso il quale dichiariamo guerra al caporalato e al lavoro nero», ha detto Di Maio al termine del vertice. «L’obiettivo è contrastare l’illegalità: a breve nomineremo il nuovo direttore nazionale dell’Ispettorato del Lavoro. Bisogna aggredire l’illegalità, tutelando gli imprenditori onesti. Abbiamo fatto un quadro generale della situazione, lavoreremo su un cronoprogramma con piano triennale per il contrasto al caporalato. Sarà fondamentale la repressione, ma soprattutto la prevenzione, attraverso il buon funzionamento dei centri per l’impiego. E poi lavoreremo sul meccanismo dei trasporti». «Occorre chiarire però che il lavoro nero è un problema comune a tutte le Regioni. Ho voluto fossero presenti i rappresentanti di tutte le Regioni, sarebbe sbagliato localizzare il fenomeno», ha detto ancora il vicepremier.

SOTTOLINEANDO CHE LA LEGGE «sul caporalato c’è, e va fatta funzionare. Cominciamo ad applicarla bene prima di pensare a fare altre norme». Posizione condivisa dal governatore Emiliano, che ha difeso le azioni della Regione Puglia, che ha stanziato 7 milioni di euro negli ultimi anni nella gestione del fenomeno del caporalato.

IL PIANO TRIENNALE PROPOSTO da Di Maio è un’idea che è piaciuta al segretario della Uila-Uil, Stefano Mantegazza. «Abbiamo formulato tre proposte – precisa Mantegazza – costruire un sistema di gestione dei flussi occupazionali alternativo a quello dei caporali, affidando alle parti sociali la gestione del mercato del lavoro; che nella legge di stabilità venga inserito un sistema di premialità per le aziende che assumeranno manodopera attraverso il nuovo sistema e disposte a valorizzare il lavoro etico; realizzare un sistema di trasporti locali convenzionato per garantire la manodopera necessaria in azienda».

PERCHÉ È CHIARO che per cambiare un sistema malato come quello della filiera agroalimentare, che va dalla grande distribuzione al singolo bracciante, non basti soltanto la repressione ma proposte concrete che vadano a migliorare le leggi già esistenti. Esattamente quello chiesto dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, che ha parlato di un’azione di responsabilizzazione «dal campo allo scaffale, per garantire un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una equa distribuzione del valore». Pertanto occorre agire anche sulle leve economiche che spingono e tollerano lo sfruttamento, ed affiancare le norme sul caporalato all’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari «promosse dalla Coldiretti».

«RINGRAZIO IL MINISTRO per questo incontro: per contrastare il caporalato elo sfruttamento in agricoltura è necessario applicare e far funzionare in tutte le sue parti la Legge 199»: questa la posizione di Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil. «Il caporalato non riguarda solo la filiera del pomodoro ma tutto il comparto agricolo. È un sistema strutturato che lucra sulle braccia dei lavoratori, al quale vanno tolti due armi fondamentali: il trasporto e il collocamento, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro». Per questo la Flai Cgli ha chiesto a Di Maio di impiegare ogni sforzo per intervenire su questi nodi. A 19 mesi dall’approvazione della legge 199, «se la parte repressiva con grande impegno delle forze dell’ordine ha dato i suoi risultati, per quella propositiva e preventiva non c’è stata una determinante volontà politica nell’applicazione della legge stessa. Allora bene il tavolo ma intervenendo da subito con gli strumenti che, se resi operativi, ci sono», ha concluso la Galli.

PER ABOUBAKAR SOUMAHORO dell’Usb era per la prima volta allo stesso tavolo dei confederali: «Abbiamo portato le richieste nate dalle lotte di questi mesi per «Uguale lavoro, Uguale salario» nella filiera agricola, contro qualsiasi forma di caporalato e ghettizzazione.