Quindici mesi dopo il sex-mob il Parlamento della Renania scrive la verità ufficiale sull’orribile «notte di Colonia». Puntando l’indice contro le forze dell’ordine tedesche colpevoli di non aver saputo prevenire né reprimere il ciclone di violenza, devastazioni e molestie a sfondo sessuale.

Il 23 marzo i deputati della quarta commissione d’inchiesta del Landtag di Düsseldorf hanno pubblicato la relazione finale sulle cause della Silvesternacht del terrore del 2015. In 1.352 pagine vengono ricostruite responsabilità, colpe e inefficienze dolose confermate da oltre 180 testimonianze.

Un vero e proprio atto di accusa alla polizia «impreparata e inefficiente» che smarrì forze e orientamento nella giungla delle competenze federali. La fotografia ufficiale del fallimento della sicurezza in formato statale, regionale e cittadino incapace di soccorrere migliaia di cittadini minacciati.

Questo, e non altro, secondo la commissione fu la causa-madre del «disordine pubblico» di Colonia registrato nei video amatoriali rilanciati in tempo reale sulla Rete.

Emerge nitido nel dossier istituzionale l’imbarazzante dilettantismo delle forze dell’ordine tedesche: dalla prevenzione zero alla mancata reazione di fronte al sex-mob apertamente denunciato.

Di fatto il 31 dicembre 2015 a Colonia gli agenti fisicamente in strada erano appena sufficienti alla gestione ordinaria della città. Nessuna carenza strutturale, anzi. Banalmente, i 1.500 uomini della Landespolizei, gli 800 poliziotti federali e i 600 vigili dimenticarono di comunicare tra loro.

Scoordinamento operativo, concorrenza e competitività interne e una serie di leggerezze elementari nella trasmissione degli ordini, riportate puntualmente nella relazione. Su tutte: invece della radio digitale la polizia di Colonia utilizzò la connessione via cellulare subendo il prevedibile sovraccarico della rete telefonica la notte di Capodanno.

Il primo di una serie infinita di black-out comunque non validi secondo la commissione a giustificare la “resa” incondizionata dei poliziotti ai «gruppi di ubriachi» che davanti alla stazione centrale lanciarono razzi contro i passanti. Né il mancato intervento di fronte a gruppi di giovani del Maghreb «auto-organizzati» nel molestare fisicamente le donne.

L’inizio dell’incendio; ufficialmente tra gli episodi che «scateneranno l’effetto-emulazione» in almeno altre 2.000 persone fuori e dentro il centro storico di Colonia grazie al passaparola sull’impunità appena verificata.

La relazione della commissione parlamentare del Nordreno-Vestfalia vaglia poi l’effetto dei posti di blocco sul ponte Hohenzollern e davanti alla cattedrale: controlli inutili, tardivi e dannosi: alimentarono la pressione sulle persone già strette fra le transenne. Per questo la folla soffocata «esondò sui binari interrompendo il traffico ferroviario» si legge tra le pagine.

Tutto mentre la centrale di polizia andava definitivamente in tilt. «Gli agenti erano informati solo sporadicamente e inadeguatamente dei reati commessi a Colonia». Tra i motivi, nero su bianco: «Il detective responsabile del servizio notturno non era stato informato delle consegne dal collega appena smontato dal servizio». Dettagli secondari, eppure fondamentali a comprendere come si formò e prese corso il disastro. L’inizio della reazione a catena esplosa anche sui media con l’elaborazione di fatti veri, eventi verosimili, episodi completamente falsi (il quotidiano Bild ha chiesto scusa ai lettori per “notizie non verificate” pubblicate all’epoca). Varrà comunque più della realtà descritta dalla commissione di Düsseldorf e della “verità” giudiziaria nonostante il vaglio delle 1.205 denunce di sex-mobbing archiviate nel 2016.

A novembre al tribunale distrettuale di Colonia risultavano chiusi 11 dei 19 casi che coinvolgono 22 imputati in maggioranza di origine nordafricana. Le 8 sentenze definitive hanno distribuito pene variabili da 480 euro di multa a un anno e 9 mesi di reclusione. Il reato di violenza sessuale o molestie è stato confermato in 2 casi. La maggior parte delle altre accuse è stato derubricato a furto. In totale a oggi per «i fatti di Colonia» hanno pagato penalmente sei persone.