Fabio Capello, è stato uno dei più grandi protagonisti del calcio italiano e mondiale del secondo dopoguerra. Centrocampista di Spal, Roma, Juventus e Milan, ha vestito anche la maglia della nazionale, segnando, tra l’altro, la rete storica che permise all’Italia per la prima volta di vincere a Wembley contro l’Inghilterra nel 1973. In seguito è stato tecnico tra l’altro del Milan, della Juventus e del Real Madrid vincendo vari scudetti e una Champion League. È stato anche selezionatore delle nazionali inglese e russa.

C’è grande delusione tra i tifosi, anche tra quelli russi, per il fatto che l’Italia non parteciperà ai prossimi mondiali di calcio.

Certo il calcio, non possiamo chiudere gli occhi su ciò, è business e la perdita economica sarà ingente. Ma restando al terreno sportivo è stata certamente una grande delusione, a cominciare per tutti gli italiani.

Secondo lei quali sono i motivi del mancato raggiungimento dell’obbiettivo? Declino del nostro movimento calcistico? Errori del selezionatore? La qualità dei giocatori?

Certamente siamo in un momento in cui la qualità dei giocatori non è altissima e quindi può anche capitare che non ti qualifichi. Le stelle del calcio mondiale non vengono più a giocare in Italia per motivi economici e dato che sono loro a insegnare tanto ai giovani, ne abbiamo risentito.

Il declino del movimento non è anche determinato da una riduzione della fantasia calcistica? Un tempo si imparava a giocare nelle strade e nei prati mentre oggi si viene subito inquadrati nelle scuole calcio…

Oggi si gioca meno nelle strade e nei campetti, è diventato più pericoloso. Sta quindi agli allenatori della scuole calcio aggiungere e insegnare del quid di fantasia e d’improvvisazione ai ragazzi. Mi hanno raccontato che ora ai bambini si insegna subito lo schema da calcio d’angolo, mentre si dovrebbe tornare di più ai fondamentali: insegnargli l’arte del dribbling secco o del colpo d’ala individuale.

Non pensa che anche i tecnici non cerchino più soluzioni tattiche fantasiose o innovative, che tutto resti in schemi preconfezionati? Ricordo per esempio a quando lei nel Milan degli anni’90 si inventò Marcel Desailly davanti alla difesa…

C’è del vero in quello che dice lei e infatti chi vince oggi in Italia è Allegri. Ha una squadra forte, senza dubbio, ma riesce a proporre sempre soluzioni diverse e non scontate: gli altri tecnici fanno più fatica. Lui ha delle intuizioni che permettono poi ai giocatori di dare qualcosa di più poi sul campo.

Quali sono le sue favorite per i mondiali di Russia 2018?

Vedo bene il Brasile anche se le selezioni latinoamericane fanno sempre una gran fatica nei mondiali in Europa. Credo che la Germania arriverà tra le prime quattro anche se senza un portiere come Neuer, ancora infortunato, perde molto. Il portiere conta molto per arrivare a vincere i mondiali. Buffon docet a Germania 2006. La Spagna resta anch’essa una squadra di altissimo livello. La sorpresa potrebbe essere la Francia.

Lei essendo stato il commissario tecnico conosce bene il calcio russo. Nel rating internazionale FIFA oggi la Russia è molto in basso (66esimo posto). Quali obiettivi potrà raggiungere?

La Russia credo che riuscirà a superare la fase dei gironi ma poi avrà delle grandi difficoltà a proseguire. Purtroppo ha perso a marzo per infortunio un attaccante come Alexander Kokorin, forte nello stretto e con fiuto del gol. Mancheranno anche alcuni importanti difensori centrali, vero punto debole della nazionale russa. Ai tempi dell’Unione Sovietica la nazionale fece bene, in alcuni casi, soprattutto grazie al contributo del calcio ucraino che sfornava molti giocatori di talento.

Oggi in Russia ci sono i soldi e c’è vasto interesse per il football, ma anche a livello di club la Federazione Russa non riesce a emergere. Perché secondo lei?

Ci sono dei giovani talenti che devono crescere. Forse nell’organizzazione del movimento dovrebbero fare uno sforzo verso i modelli più innovativi, penso a quello tedesco.

Ma non pensa che ci sia una sorta di limite “culturale” e di tradizione nella mancata esplosione del calcio in Russia o in Cina?

Esiste sicuramente questo limite, del resto il calcio in Cina malgrado si aprano migliaia di scuole calcio ogni anno, siamo ancora all’inizio. Bisognerà vedere quanti investimenti pioveranno sul settore per farlo crescere a livello mondiale. E questo vale anche per la Russia.

I mondiali di Russia rischiano di essere pesantemente condizionati dalle tensioni internazionali e dal terrorismo. Credo che dobbiamo auspicare che tutto si svolga senza condizionamenti esterni.

Avendo vissuto dall’interno la realtà del calcio russa quando ne ero il selezionatore, so quanta cura ci mettano nell’organizzazione. Da questo punto di vista sono sicuro che saranno dei grandi mondiali, anche dal punto di vista sicurezza. La politica dovrà restare fuori, dovrà essere una grande festa di quello che rimane lo sport più bello del mondo.