Settantotto foto su quasi settantamila scattate in quarant’anni di vita: il primo numero si riferisce a ciò che sarà in mostra a Roma, presso Palazzo Braschi, a partire da oggi (e fino al 6 gennaio 2014); il secondo, all’eredità lasciata da un reporter come Robert Capa all’International Center of Photography di New York. Da questo sterminato archivio, il fratello Cornell e il biografo del fotografo Whelan hanno tratto novecentotrentasette immagini per riunirle in «serie caratteristiche», quelle a cui affidare l’identikit di Capa, il pedigree pubblico che circola in giro per il mondo.
Reporter con l’obiettivo puntato quasi sempre puntato sui fronti Robert Capa, era nato in realtà Endre Erno Friedmann. Ma inventò quel personaggio americano come fosse un biglietto da visita cin grado di spalancare le porte del lavoro. «Incominciai a muovermi con la mia piccola Leica, scattai delle foto e ci scrissi sopra Bob Capa, il che significava guadagnare il doppio…». Nel centenario della sua nascita (1913-1954), il fondatore della Magnum è stato scelto per un’altra celebrazione, quella del settantesimo anniversario dello sbarco degli Alleati. Ungherese in esilio, che raggiunse la fama con i suoi prodigliosi scatti dalla Guerra Civile spagnola, pagò duramente quella passione, dovendo registrare la morte della sua amata Gerda Taro proprio lì, in quegli anni tremendi; un anno dopo, nel 1938, Capa pubblicò Death in the Making, riunendo nel libro molte foto scattate insieme (in copertina campeggiava la celeberrima icona del miliziano, intorno alla quale si è sviluppato un dibattito infinito sulla nozione di vero e falso).
Lui stesso si avvicinò così tanto alla brutalità dei conflitti bellici da saltare su una mina in Indocina. Ma grazie al suo non distacco, alla sua prossimità fisica «emozionata», conservò intatta la capacità epica di raccontare: è con questa lente che narrò, attraverso le sue istantanee i momenti tragici e quotidiani della nostra storia: dalle distruzioni di Napoli alle macerie di molti paesi del sud, fino alle sfilate dei soldati americani accolti dagli abitanti di Monreale accorsi in strada. Dal luglio del 1943 in Sicilia fino ad Anzio nel febbraio 1944, dietro ai passi dei soldati c’era Robert Capa.
In un Palazzo Braschi che ha ampliato le sue sale espositive (salgono a cinquantotto, distribuite su tre piani), si può partire da oggi per un viaggio esplorativo, non privo di rischi, in compagnia delle foto in bianco e nero, riattraversando con lo sguardo e la memoria quel mosaico di nefandezze e conquiste che è stato il XX secolo.