Le fiale di Pfizer servono per i richiami e così, dalla fine della settimana scorsa, nelle Marche a chi ha più di ottant’anni viene proposto di vaccinarsi contro il Covid utilizzando AstraZeneca. Decine di anziani, però, una volta arrivati al dunque hanno preferito dire no all’inoculazione e sono tornati a casa, anche perché non sono pochi i medici che hanno mostrato perplessità di fronte a questo cambio di prodotto.

Per quelli che hanno deciso di non vaccinarsi con AstraZeneca, adesso, sarà necessario prenotare un altro appuntamento, sempre che ce ne sia l’intenzione. Il caso si è acceso con una fiammata sui social network tra indignazione e richieste di chiarimenti che pure ci sono state ma che sono passate pressoché inosservate fino a che, nel pomeriggio di ieri, l’Aifa ha deciso di sospendere in via precauzionale e temporanea la somministrazione di AstraZeneca a tutti.

«C’è chi non può essere vaccinato con AstraZeneca e va bene – ha spiegato il direttore dell’Area Vasta 5 Cesare Milani -, ma per gli altri non vige alcun impedimento, tanto più che al momento è l’unico vaccino che abbiamo. Mi rendo perfettamente conto che la responsabilità è del medico che somministra il vaccino, ma ho detto loro che bisogna basarsi sulle indicazioni e non sulle chiacchiere che circolano che non hanno fondamento scientifico». Domenico Sarti, segretario regionale dello Spi Cgil, ha chiesto alla Regione un intervento deciso per venire a capo della questione: «È intollerabile aver fatto uscire di casa gli over 80, ponendoli a rischio contagi, senza preoccuparsi di avvertirli in tempo della vaccinazione sospesa. Questi eventi lasciano intendere qual è l’attenzione della Regione verso gli anziani».

Il blocco del lotto AstraZeneca ABV5811, peraltro, già ieri mattina aveva causato la sospensione delle vaccinazioni a Fabriano, in provincia di Ancona, con decine di persone che sono state mandate via a mani vuote, tra malumori e perplessità. Il sistema di prenotazione è andato in tilt: dalla piattaforma di Poste Italiane e dai numeri verdi non era possibile capire se fosse possibile essere vaccinati o meno. Alla fine, anche se nessuno appare in grado di fornire numeri precisi, si stima che dovranno essere riprogrammati migliaia di appuntamenti.

Il caos organizzativo nelle Marche si legge anche nei numeri, come hanno rilevato i consiglieri regionali del Pd Antonio Mastrovincenzo e Anna Casini: incrociando i dati del ministero della Salute con quelli della Regione è venuto fuori che non si ritrovano 35.000 dosi di vaccino. «Sono 211.740 le dosi consegnate alle Marche – dicono i due dem – e non 176.810 come riportato pubblicamente dalla giunta. Mancano all’appello 35.000 dosi con cui potevano essere vaccinate persone anziane e fragili. Il rapporto tra dosi somministrate e dosi consegnate scende così vertiginosamente dall’87.7% dichiarato dall’assessore Saltamartini al 69.1%».

I problemi, però, non riguardano soltanto chi non riesce a vaccinarsi, ma anche gli ospedali e la loro tenuta: su 233 posti di terapia intensiva, quelli occupati attualmente sono 133 (il 56%) ed è per questo che in provincia di Macerata si è deciso di ampliare il reparto Covid dell’ospedale di Camerino. Soltanto domenica, però, la Regione aveva deciso di non convertire l’ospedale di Civitanova a Covid Hospital e di non aprire il sesto reparto della cosiddetta «astronave» costruita nei mesi scorsi da Guido Bertolaso. La motivazione è che non ci sarebbe personale medico a sufficienza per gestire tutte queste cose insieme.