A Pegli un manifesto di Raffaella Paita sarebbe stato affisso direttamente sulla porta del seggio. Nel quartiere popolare di Voltri parecchi anziani sarebbero stati portati a votare convinti che con quel voto qualcuno avrebbe risistemato le loro fatiscenti abitazioni di edilizia pubblica. A Badalucco, piccolo paese dell’imperiese, il seggio avrebbe aperto un’ora prima di quanto previsto e all’arrivo del rappresentate di lista a sostegno di Cofferati già 25 persone avevano votato. Sono alcune delle segnalazioni che il comitato per Cofferati ha raccolto e inviato ai garanti che mercoledì mattina dovranno pronunciarsi sulle presunte irregolarità durante il voto delle primarie liguri. Un voto da cui la 40enne renziana Raffaella Paita, assessora regionale alle infrastrutture e alla Protezione civile, sponsorizzata dal presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, è uscita vincitrice con 28.973 voti su poco meno di 55 mila.

Per l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati i voti sono stati 24.916. Uno scarto di oltre 4 mila voti, troppi per ipotizzare un annullamento anche se le irregolarità, verbalizzate soprattutto nei seggi del levante e del ponente ligure, restituiscono un Pd tutt’altro che unito nel sostenere il candidato vincente. «Non chiedo l’annullamento del voto, ma voglio che il collegio dei garanti esamini tutti i ricorsi in modo che ci sia un quadro definito di quanto accaduto e delle conseguenze che ci saranno» ha ripetuto Cofferati. «Sono state primarie snaturate con il voto di sostenitori del centrodestra e di gruppi organizzati di stranieri come i cinesi che non parlano l’italiano o i sedicenni marocchini».

Proprio gli stranieri sono, insieme all’affluenza tanto alta, la vera sorpresa di queste primarie. In base alle segnalazioni, oltre ai cinesi in coda al seggio della Spezia, ci sarebbero i marocchini andati in massa a votare ad Albenga, i nigeriani (una quarantina) portati a gruppi di sei da una connazionale in un seggio savonese. Ancora, sempre a Savona nel quartiere di Villapiana un italiano avrebbe accompagnato al seggio gruppi di immigrati «chiedendo di votare la donna e all’uscita si faceva dare un cedolino che dimostrasse che avevano votato» racconta Viola Boero che per il comitato a sostegno di Cofferati ha raccolto le segnalazioni arrivate dai seggi . In questo caso come in altri il seggio è stato chiuso e riaperto dopo la verbalizzazione. Ancora esponenti e consiglieri in carica di Ncd sono stati «avvistati» nei seggi della Spezia e dell’estremo ponente ligure. «Non mi aspettavo una Liguria come Napoli» commenta il vicesindaco di Genova Stefano Bernini, «non è una bella pagina per la politica ligure. Nonostante ci sia stata una buona affluenza questa potrebbe essere la parola fine su un sistema di primarie che inizia a mostrare difficoltà». Al di là delle irregolarità vere, presunte o ingigantite, che qualcosa che non abbia funzionato lo rivelano i numeri. A Genova, il cui comune conta 600mila abitanti sono andati a votare in poco più di 19 mila persone, mentre alla Spezia, che di abitanti ne ha 90 mila, i votanti sono stati oltre 14.500. Come ha commentato a caldo domenica sera il direttore del Secolo XIX Genova è la vera perdente di queste primarie, l’unica provincia in cui Cofferati ha vinto ma anche quella che ha espresso percentualmente il minor numero di votanti. Anche la ministra Pinotti, sostenitrice di Paita, ha sottolineato la necessità per la vincitrice di «lavorare su Genova». D’altronde, sono i paitiani stessi a dirlo, la vituperata ’politica delle bocciofile’, vale a dire la continua presenza della coppia Burlando-Paita, nei piccoli comuni ha pagato: «La vittoria di Paita aè il segnale chiaro che lavorare sul territorio alla fine paga» rivendica il coordinatore dei 200 comitati pro-Paita Alessio Cavarra.

La vincitrice prova a smorzare le polemiche: «Oltre 4 mila voti sono una vittoria schiacciante, e prima verrà riconosciuta prima potremo metterci al lavoro per le elezioni regionali e credo che ci sarà un gran bisogno anche del contributo di Cofferati». Ma il partito è lacerato e anche se un punto fermo potrà arrivare domani con il pronunciamento dei garanti, cui seguirà l’ufficializzazione del vincitore da parte del comitato politico, difficilmente servirà a ricomporre i cocci. E se i civatiani minacciano di opporre a Paita un candidato alternativo insieme a Sel e alla sinistra, i sostenitori di Cofferati, a partire dalle segreterie del Pd genovese e ligure, non si sentono troppo bene. La prima a far le spese del new deal potrebbe essere la giunta Doria, da sempre bersaglio politico di Paita e oggi alla prova del voto su una delibera, quella sulla Gronda autostradale, contestatissima a sinistra. E che, dopo la vittoria della fazione paitiana del Pd, potrebbe affondare definitivamente la giunta del sindaco arancione.