Mirko Sarchione è morto di Covid a 38 anni. Era stato ricoverato qualche giorno fa in medicina d’urgenza a Termoli, e lì stava aspettando il trasferimento in una terapia intensiva, probabilmente fuori dal Molise, perché da queste parti i posti letto scarseggiano, mentre il presidente della Regione Donato Toma (Forza Italia), i sindaci e il commissario alla sanità litigano sulla sede regionale del Centro Covid.

La soluzione individuata già ad aprile, l’ospedale Vietri di Larino, è stata autorizzata dal ministero della Sanità soltanto giovedì pomeriggio, ma appena poche ore dopo l’ok la task force medica ha deciso di abbandonare la struttura e di trasferire i pazienti alla Fondazione Gemelli di Campobasso, dove il personale sarà quello di Neuromed, il colosso della sanità privata che fa capo ai fratelli Patriciello. Uno dei due, Aldo, è europarlamentare forzista, capace di farsi eleggere a Strasburgo piazzandosi dietro al solo Berlusconi come numero di preferenze. Pochi giorni prima l’ipotesi di coinvolgere Neuromed – che tramite la Fondazione Pavone si era fatta avanti mettendo a disposizione 60 posti di terapia subintensiva, oltre a medici e infermieri – era stata bloccata dal commissario, che comunque aveva aperto all’utilizzo del personale del gruppo privato al Vietri, non si sa a quali condizioni economiche.

I nuovi posti letto di malattie infettive al Gemelli, adesso, sono venti e serviranno ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso intasati. E la confusione regna sovrana: lo scorso dicembre i carabinieri hanno ispezionato tutti gli ospedali e tutte le cliniche, trovando una lunga serie di quelle che sul verbale si definiscono «criticità», come mancanza di controlli preventivi per il contenimento del contagio «per cui l’utenza può circolare liberamente» per le strutture, mancanza di termometri per rilevare la temperatura all’ingresso, tende del triage lasciate incustodite, sale d’emergenza in cui pazienti con il Covid e pazienti senza stanno insieme.

Da ieri il Molise è di nuovo zona arancione, anche se diversi comuni già da un po’ sono stati colorati di rosso dalla giunta regionale, e l’ultimo bollettino parla di 114 positivi su 835 tamponi, con 5 morti e 8 nuovi ricoveri. Si parla di «fase cinque» dell’emergenza, e giusto all’inizio della settimana il commissario, nonché ex generale della Finanza, Angelo Giustini, ha nominato un commissario per l’emergenza legata alla variante inglese: si tratta di Oreste Florenzano, direttore generale dell’Asrem, l’azienda sanitaria regionale.

Attese, accordi, disaccordi, ripensamenti, cambi di programma, Roma che si interessa e «convoca», ma alla fine non si risolve mai niente. Sullo sfondo, i soliti sospetti. «Qui gli interessi politici e quelli economici si intrecciano da sempre – dice la presidente della consulta per la disabilità di Termoli Tina De Michele -, siamo in una situazione in cui le responsabilità vengono palleggiate da una parte all’altra e, come si dice, non si fa mai giorno».

La Sanità in Molise è commissariata più o meno dall’alba dei tempi, ma solo dal 2018 la figura del commissario non coincide più con quella del presidente della Regione. Una svolta fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle e che però non ha prodotto alcun risultato. «Il problema della sanità in questa regione – spiega ancora De Michele – è dovuto alla sua stessa storia. C’è un indebitamento molto grande che non si risolve mai…».

Per dire delle stranezze molisane: chi viene da altre regioni per farsi curare in una clinica del territorio può mandare il conto direttamente a Campobasso, che poi si occuperà di recuperare il credito dalle altre amministrazioni. Nel resto d’Italia questo meccanismo non esiste e ciascuna regione paga per i propri pazienti che vanno altrove.

In questo momento, tuttavia, il problema riguarda più chi ha bisogno di cure e non le trova in Molise. E deve aspettare e sperare che arrivi un elicottero che lo porti altrove.