«Sono piccoli episodi o motivi di polemica che non mi pare siano da sopravvalutare». Da Cracovia, dove ieri si trovava in visita, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha riportato il teatrino delle larghe intese sull’Imu alla sua ordinaria mediocrità. Più la strana maggioranza urla, più si allontana il punto di rottura in un gioco delle tre carte dove manca ancora l’asso: i fondi per finanziare la seconda rata della tassa sulla prima casa. E poi il rifinanziamento della Cig, quello per riportare l’Iva al 21% dopo averla fatta aumentare nei giorni in cui il mondo sembrava crollare ma il parente scomodo al governo, Berlusconi, è stato legato al tavolo di una famiglia litigiosa.

L’ultimo episodio della saga della tassa sul mattone registra il dietrofront del Pd che solo 48 ore fa con Maino Marchi, primo firmatario di un emendamento al decreto legge 102 (Imu) in discussione alle Commissioni Bilancio e Finanze della Camera, aveva chiesto di restringere la platea delle esenzioni per la prima rata Imu agli immobili con una rendita catastale superiore ai 750 euro. Con i soldi incassati, 2,5 miliardi di euro comprensivi del saldo del 16 dicembre che non è ancora stato abolito, i democratici pensavano di bloccare l’aumento dell’Iva scattato il 1 ottobre durante la settimana più pazza delle larghe intese. La mossa che doveva dare lo scacco al Re era un falso movimento. Perché non ha fatto i conti con la riforma del catasto, anch’essa messa in preventivo dal governo che a tutt’oggi resta in mente dei. Stando ai calcoli de Il Sole 24 ore, la misura annunciata dal Pd avrebbe colpito 4,7 milioni di appartamenti di categoria intermedia, le A/3 (abitazioni economiche) e A/2 (abitazioni civili).

Case che sono classificate diversamente da città in città. A Roma, ad esempio, potrebbero corrispondere a poco più di quaranta metri quadri. In città più piccole, mettiamo Taranto o Piacenza, corrispondono ad una metratura maggiore. Al Pdl l’annuncio dell’emendamento è sembrata una ripicca contro il Cavaliere sconfitto, ma non domato, e contro il suo principale asset sul mercato della politica, gli interessi del «ceto medio» e dei piccoli proprietari di casa. Risultato: minaccia di riaprire una crisi di governo. Il diluvio, insomma. E il Pd ha fatto indietro tutta, ottenendo dal governo rassicurazioni sul rientro al 3% del rapporto deficit/Pil (cioè la «manovrina» straordinaria di 1,6 miliardi) e la progressività della Service Tax, lasciando ai comuni l’autonomia di intervenire sul territorio. Vale a dire, ciò che il governo ha annunciato di fare. I montiani di Scelta Civica però insistono: l’emendamento deve restare. Ciò ha prodotto un sussulto tra i renziani a cui l’emendamento viene addebitato. Dentro il Pd, definito da Napolitano, una “foresta” continuano gli agguati, si moltiplicano le imboscate.

Il Pd-Pdl e il governo non hanno ancora chiarito dove troveranno i 5 miliardi di euro per soddisfare i sindacati sulla Cig, finanziare le missioni di pace, mettere una pezza sugli esodati. Di questi 5, ben 2,3 miliardi sono della seconda rata Imu da abolire entro dicembre, 2,7 se si calcolano le aliquote già deliberate dai comuni. Altro discorso ancora sarebbe il taglio del cuneo fiscale per cui, a sentire Confindustria o la Uil di Angeletti, servirebbero 10 miliardi. «Sull’Imu se ne parla a novembre, ora concentriamoci sulla finanziaria» ha detto ieri il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Nessuna luce nemmeno dal vice-ministro all’Economia Stefano Fassina che [/ACM_2]ha confermato che l’abolizione della seconda rata Imu resta «oggetto di discussione. Bisogna evitare di tagliare una tassa per poi metterne un’altra». Per il Movimento Cinque Stelle la Camera sarebbe stata trasformata in un «suk». La maggioranza non trova la quadra, discute un decreto dall’articolo 4 e spera che vada tutto bene fino a domani quando l’aula discuterà sul decreto. Oggi alle 16 è prevista la discussione generale sulla nota di aggiornamento al Def 2013.
Nel modesto cabotaggio di chi dice di proteggere i proprietari (Pdl) e di chi preme per l’«equità» (il Pd che vuole far pagare l’Imu al 10-15% dei proprietari di case, senza magari equivocare la misura catastale dei loro immobili) resta la certezza dell’austerità europea che impone al ministro dell’Economia Saccomanni di trovare 1,6 miliardi e allontanare la procedura d’infrazione incombente. Nella discussione nelle commissioni sono stati nel frattempo votati gli emendamenti sulla Tares. I comuni dovranno rispettare la capacità contributiva dell’Isee e del volume della raccolta differenziata di imprese e famiglie. Approvato l’emendamento di Ileana Piazzoni (Sel) all’articolo 6 del Dl che raddoppia il fondo per la morosità incolpevole. Sel chiede al Pd di distogliersi dalla commedia quotidiana e pensare alla moratoria sugli sfratti. Domani l’Unione Inquilini promuove in cento città la giornata «No sfratti, No Service Tax» per un piano di 700 mila case popolari utilizzando il patrimonio pubblico in disuso. A Roma l’appuntamento è alle 11.30 in via Palestro 68 davanti alla sede dell’Unicef. Gli inquilini presenteranno un dossier di denuncia contro l’Italia per la violazione della convenzione internazionale sui diritti dei minori nelle esecuzioni degli sfratti (70 mila nel 2012, di cui 60 mila per morosità incolpevole). Stando ai loro calcoli, la Service Tax costerà mille euro all’anno.