Congresso sempre più teso alla Cgil. Dopo i fatti di Milano (botte e spintoni a un’assemblea), ieri un nuovo episodio di violenza ha visto protagonisti i lavoratori della minoranza, «Il sindacato è un’altra cosa» (ex Rete 28 aprile), guidata da Giorgio Cremaschi. Luigi Bresciani, segretario della camera del lavoro di Bergamo, è stato ferito alle labbra dal lancio di un uovo, tirato appunto da un «cremaschiano». «A Milano siamo stati attaccati e spintonati a freddo – dice Cremaschi, sentito dal manifesto – In questo caso invece il lancio di uova è stato un errore e sento il dovere di scusarmi con tutta la Cgil».

I fatti sono avvenuti ad Albino, nel corso di un congresso provinciale Fiom: un delegato della Brembo, aderente alla mozione di minoranza, ha prima accusato Bresciani di «aver venduto i lavoratori», poi ha lanciato l’uovo. Un labbro del segretario ha cominciato a sanguinare, ma dopo una veloce medicazione ha ripreso il suo intervento. Il delegato è stato insultato, per la violenza del suo gesto, da tanti altri delegati presenti all’assise della Fiom.

La Cgil nazionale in una nota si è detta «preoccupata dall’escalation di episodi di provocazione», lamentando «un clima di odio e di intolleranza nel dibattito interno, con punte di violenza inaudita», e il tentativo di «inquinare il congresso con sospetti e accuse di “comportamenti antidemocratici” o addirittura di ipotetici brogli». Chiaro il riferimento, anche se non vengono fatti nomi, alle accuse mosse dalla Fiom (che contesta la consultazione sulla rappresentanza bollandola come «antidemocratica») e a quelle degli stessi cremaschiani, che appunto in questi giorni parlano di brogli.

La Fiom ha condannato l’episodio, con un comunicato di Maurizio Landini: «Provocatorio e violento: piena solidarietà a Bresciani – scrive Landini – Quell’atto non è compatibile con i valori, la storia, la pratica di confronto della Fiom».

Presentate le sue scuse, Cremaschi non rinuncia a spiegare le ragioni che a suo parere stanno facendo alzare la tensione: «La mozione di minoranza – spiega – è vittima di una vera dittatura della maggioranza, che le impedisce in molti casi di parlare, mentre l’esito del congresso è falsato da clamorosi brogli e falsificazioni. Dove siamo riusciti a essere presenti, le percentuali di partecipazione e di voto per la mozione 1 sono state molto più basse rispetto a quelle – delle vere corse al voto e plebisciti quasi bulgari – che si sono registrate dove un nostro rappresentante non era presente per poter validare i verbali».

Cremaschi sta preparando un vero e proprio dossier per documentare le sue accuse di brogli, e nel frattempo schiaccia il piede sull’acceleratore, definendo la Cgil «simile a Putin». Perché, afferma, il dissenso viene negato.

L’ex segretario della Fiom (oggi tesserato dello Spi Cgil, i pensionati, e componente del Direttivo) sostiene le critiche di merito e di metodo avanzate da Landini nei confronti della consultazione sulla rappresentanza: «Anche io – spiega – ritengo che sia falsata alla base, visto che non si dà pari dignità alle due posizioni». Va detto anche che i due leader sindacali non procedono insieme, avendo scelto non solo documenti differenti (Landini è nella mozione 1, insieme a Camusso), ma anche pratiche di contestazione molto diverse tra loro.

Le accuse di falsificazione sono molto pesanti, supportate dai verbali che i delegati di Cremaschi hanno avuto dalla Cgil (ieri però sono usciti dalla Commissione di garanzia, denunciando che molti dati non sono loro stati forniti): «Il più evidente – dice Cremaschi – è quello del voto alla Costa Crociere, Filt di Genova: sulle navi in crociera in diverse parti del mondo, che peraltro come personale hanno spesso lavoratori stranieri, tra cui filippini, hanno partecipato oltre 5 mila persone, con un’adesione al voto del 74%, quando nel resto della Filt genovese la media è del 43%. Ha votato anche Schettino?».

«Dove siamo stati presenti, come la Val D’Aosta e Trieste – dice ancora Cremaschi – la partecipazione è stata di circa l’8% dei lavoratori e noi abbiamo avuto tra il 20 e il 25% dei consensi. Adesso non voglio generalizzare ovviamente questi numeri, ma mi sorprende vedere che dove i nostri rappresentanti non ci sono, e spesso in categorie con molti precari, va a votare l’80%. Io credo che alla fine voteranno per noi tra i 40 e i 50 mila lavoratori: non posso dire che percentuale avremo, visto che ritengo la platea falsata, ma credo che stiamo sul 5-10% della Cgil, più dello scarso 3% che ci riconosce la confederazione».

Il documento 2 ha vinto alle Carrozzerie di Mirafiori, alla Piaggio di Pontedera, al Don Gnocchi di Milano, al Sant’Orsola di Bologna, al Corriere della Sera, alla Tiscali di Cagliari. «Non credo che certificheremo il risultato, ma sfido Camusso e la Commissione di garanzia – conclude Cremaschi – Pubblichino i dati delle assemblee in cui siamo presenti distinguendoli da quelli in cui non ci siamo: sarà evidente a tutti la differenza macroscopica».