Scriveva Antonio Tabucchi che di tutto resta un poco, ed è con quella realtà minima che bisogna fare i conti, perché ridiventi un tutto. Dodici anni fa se ne andava Ivan Della Mea, cantore degli ultimi, poeta, musicista assai più raffinato di quanto si sia creduto, spesso ospite con i suoi scritti appassionati e fumiganti su queste pagine. A lui è toccato in sorte di essere, oggi, un quasi nulla che fatica a diventare un poco. Figuriamoci la figura completa di intellettuale lucido che è stata: un tutto necessario. C’è un’intera generazione di musicisti schierati «dalla parte del torto», per dirla con Brecht, che oggi deve molto al «dimenticato» Ivan Della Mea. Raffinatissimo poeta popolare. Ma si trattava innanzitutto di andare a recuperare le sue canzoni dirette ed assai più complesse di quanto non appaiano, di strapparlo a forza dal limbo nostalgico e inoffensivo, quasi folcloristico, in cui sono finiti segni, snmboli e sogni di chi ha continuato ad essere comunista.

A STRAPPARE dal limbo nostalgico il grande Ivan Della Mea, e a rimettere a posto le cose che oggi appaiono capovolte, nel modo dell’imperante «musica leggerissima», s’è fatto carico chi di Ivan della Mea è stato allievo ed amico, Alessio Lega. Cantore libertario, con un progetto collettivo per, racconta, «restituire a un po’ di quel tanto che ci ha dato». Scoprendo, con un accorto labor limae che è diventato anche contagiante allegria della ri-scoperta collettiva, che le melodie di Della Mea, ben rivestite e interpretate, erano bellissime. Costruito letteralmente, il disco, e sono di nuovo parole sue, «gettando il cuore oltre la pandemia». Servivano circa cinquemila Euro per realizzare bene il progetto in crowdfunding, un cd – book con tanti interventi di peso, ne sono arrivati quasi cinque volte tanti: un lavoro che è andato a intercettare un «bisogno di memoria» che, al solito, non appariva in superficie.

COSÌ È NATO Alessio Lega canta Ivan Della Mea (Materiali Sonori, producono anche Istituto Ernesto De Martino e Archivi della Resistenza) palpitante e, ascoltare per credere, stupefacente canzoniere – tre brani inediti, altri rarissimi – rivisitato da Lega con una pattuglia magnifica di grandi musicisti. Con le voci di Giovanna Marini, Massimo Ferrante, De’ Soda Sisters, Silvia Malagugini, Davide Giromini, Paolo Pietrangeli, i preziosi apporti strumentali di Michele Gazich e Riccardo Tesi, Daniele Sepe e Sasà Sorace, Guido Baldoni e Rocco Marchi, Francesca Boccalini, Massimiliano Furia. E tanti, tanti altri. C’è anche un «prima» del disco: cinque anni fa Alessio Lega s’era messo al lavoro per realizzare La nave dei folli/ Vita e opere di Ivan Della Mea ( Edizioni X), biografia – la prima – al contempo appassionata e asciutta dell’autore «figlio della guerra» cresciuto in un brefotrofio, amato da Franco Fortini, Mario Monicelli, Franco Solinas, il musicologo Luigi Pestalozza, per citare nomi di peso e disparati. Eppure c’è ancora chi vende la favoletta delle canzoni grevi di uno «fedele alla linea» grigia del partito. Così risponde il libertario Lega: «Lo troviamo nei primi anni sessanta in contatto coi socialisti “eretici” quali Raniero Panzieri, poi nel ’65, iscritto al PCI, ma già a rischio di espulsione perché troppo critico nei confronti dei dirigenti. Nel ‘67 straccia la tessera, nei primi anni settanta milita in Lotta Continua con qualche mal di pancia, rientra nel Partito ma resta un libero militante fra sinistra rivoluzionaria e istituzionale, capace di dialogare con Primo Moroni e con Nando Dalla Chiesa, che lo propone come possibile assessore. Un vero spirito libero e inquieto dunque: unica cosa certa è che per le sue idee ha pagato molto senza guadagnarci nulla». Noi, invece, abbiamo da guadagnarci molto, in memoria, a (ri)ascoltare le canzoni di Ivan con i colori nuovi e brillanti di Alessio Lega e compagni.