Il concerto al Festival di Spoleto del ‘64, ideato da Roberto Leydi, segnò un’epoca e l’inizio di quel movimento possente, spesso trascurato dai grandi media, che è il folk revival. Eredità diretta e pulsante di un altro mondo, non teca museale di supposte e mai esistite «età dell’oro». Bella Ciao, lo spettacolo e la canzone, hanno segnato più di un’era. Nel 2015 Riccardo Tesi riprese le redini di quello spettacolo dirompente, scandendone il mezzo secolo con una straordinaria operazione di recupero di quelle canzoni che hanno fatto da sistema nervoso centrale alla creatività popolare. Canzoni dove si parlava di lavoro e di fatica, di tempo della festa e tempo del sacro, di Resistenza e di amore. L’organettista e compositore pistoiese coordinò tante energie: ne venne fuori un disco capolavoro che rappresenta una delle più belle riletture di «repertorio» mai realizzate. Qui la scaturigine  per un altro progetto che riprende in mano la bussola, e stavolta la orienta a Sud. Con le opere di Rosa Balistreri e Matteo Salvatore, ad esempio. Un grande Sud, anche qui, di lavoro, di resistenze diverse alla prepotenza dei potenti, di note incantatorie e «trance», ma anche (ed è il caso del celebre Canto dei sanfedisti riportato in auge dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare, mezzo secolo fa) di popolo succube alle monarchie e ostile alla rivoluzione dei giacobini. Pura realtà. Guizza come mercurio vivo anche la musica di questo A Sud di Bella Ciao a complemento del primo capitolo, e già accolto in Europa come un capolavoro, sui palchi. All’opera, oltre al maestro concertatore Riccardo Tesi, un parterre di eccellenze come Elena Ledda, Lucilla Galeazzi, Nando Citarella, Alessio Lega, Maurizio Geri, Claudio Carboni, Gigi Biolcati. Undici gli ospiti musicali: segnaliamo Moni Ovadia, Mauro Palmas, Ginevra di Marco, Peppe Voltarelli, Mario Incudine.