La presentazione ieri in Senato della relazione Anac è stata l’occasione per il primo faccia a faccia tra il premier Giuseppe Conte e il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone. Tre mine da disinnescare: le critiche all’operato dell’Autorità anticorruzione (con i risultati definiti da Conte «al di sotto delle aspettative»), un attacco che Cantone ieri ha derubricato a «equivoco»; il caso stadio di Roma; la volontà della maggioranza giallo-verde di modificare il Codice degli appalti. I 5S, finiti nei guai per i rapporti con il costruttore Luca Parnasi, erano presenti a Palazzo Koch con una folta delegazione di ministri: Danilo Toninelli, Barbara Lezzi e Alfonso Bonafede, con loro la sindaca di Roma Virginia Raggi. «L’Anac svolge un ruolo fondamentale, ci sono le basi per una collaborazione proficua», il commento del Guardasigilli Bonafede.

Parole di apprezzamento anche da Conte: «L’Autorità anticorruzione è uno strumento molto utile».

L’indagine sullo stadio ha focalizzato l’attenzione. «L’ordinanza del gip – il commento di Cantone – mette in evidenza il ruolo di associazioni e fondazioni nel finanziamento della politica, è necessario regolare i rapporti tra politica e lobby». E ancora: «L’inchiesta non mette in dubbio che lo stadio ci sarà, sembrano emergere però prassi tipiche dei facilitatori. In urbanistica la discrezionalità ci deve essere, l’antidoto è la trasparenza e dire no alla corruzione». Rispetto al via libera al progetto (il Codacons annuncia un esposto contro il parere favorevole dell’Anac): «Abbiamo fatto un’attività di controllo su alcuni aspetti, non avevamo evidenziato criticità. Certo, il contesto che emerge è preoccupante ma siamo in una fase, apparentemente, fuori dalla nostra competenza, la corruzione si è svolta in una fase prodromica rispetto agli appalti veri e propri».