Quale era il segreto per stare bene in un tempo come quello del Medioevo? Cantare e suonare. Lo dimostrano oggi in pieno 2020, anno bisestile e pandemico, l’Ensamble Micrologus. Nella loro perizia del ritrovare suoni perduti, nel loro peregrinare per rivedere tracce tracciate tanto tempo fa, i Micrologus hanno inventato la moderna linea di confine fra la saggezza nostrana e quella colta. Perché chi ha lasciato memoria di tali musiche, di tali canti sapeva di narrare qualche cosa di imprescindibile fra cielo e terra. Il bello, a parte la perizia strumentale dei componenti che è indiscutibile, è proprio in quella “gioia di vivere” che traspare da tali note. Non per niente la musica detta medioevale è stata talmente sfruttata per il benessere che ad un certo punto è diventata altro. Purtroppo. Invece i Micrologus hanno quella combinata serietà della ricerca e dell’esecuzione. Pertanto nel concerto presso la Chiesa di S. Agostino di Siena nell’ambito del progetto della Chigiana Our sound voluto e pensato da Nicola Sani, i Micrologus hanno saputo rendere l’esibizione come un tempo in cui recuperare quella musica che per mesi non abbiamo potuto ascoltare dal vivo, fosse il vero toccasana. Forse nel loro dare è stato evidente come questo bisogno di comunicare apparisse in tutta la sua bellezza.

DUNQUE in un programma che vedeva cantate, laude e altre ballate aveva come chiaro titolo QUAL’È A SANTIVIGADA Miracoli e pellegrini nelle Cantigas de Santa Maria del Rey Alfonso X “el sabio” (Spagna XIII sec.). Si partiva da Ban Vennas Majo fino a A madre de Jhesucristo vedes a que appareçe dove l’essenza di tutto stava nell’idea del miracolo, quindi dell’imprescindibile, della rivelazione dell’umana potenza dell’accettare la realtà come qualche cosa di soprannaturale. Ed è questa la reazione di persone che finalmente uscivano fuori dalle chiese scure e chiuse dove la musica era ad assoluta predominanza monastica ed il gregoriano (detto così) in quella forma circolare perfetta, cantava la bellezza del Creato, di Dio e di tutta la sua cerchia di santi e non solo. Mentre nella musica spagnola presentata dai Micrologus è fortissima la voglia di uscire fuori, di andare per le strade e narrare di una chiesa che riceve e rilascia il bene, dove al povero e all’ultimo maltrattato dove non arriva la bontà umana arriva quella della misericordiosa Madonna.

IL TUTTO però senza quella perfetta forma circolare del gregoriano ma con forme di danze in 2 o in 6 movimenti ritmicamente sostenuti dai piedi, tamburelli, trombe e flauti vari. Ogni strumento a sua volta diventa ritmico e la voce serve a dare la stura al movimento. Bello, bellissimo. I Micrologus sono stati bravissimi, hanno saputo comunicare con una fortissima emozione e il riscontro del pubblico è stato caloroso. I componenti dei Micrologus sono: Patrizia Bovi canto, arpa, Goffredo Degli Esposti zufolo & tamburo, flauto traverso, cornamusa, Gabriele Russo viella, ribeca, buccina (tromba medievale), Enea Sorini canto, percussioni, Peppe Frana oud (liuto arabo), guinterna , Federica Bocchini canto, Filippo Calandri buccina (tromba medievale), Lorenzo Lolli canto, percussioni, Matteo Nardella cialamello, cornamusa , Giacomo Silvestri piffero, cialamello, cornamusa.