L’ottavo anniversario dalla sollevazione del 20 febbraio 2011, della primavera che chiedeva riforme e democrazia, è stato scelto dagli insegnanti marocchini per rilanciare le loro istanze: sì alla scuola pubblica e no ai contratti a tempo determinato, in vigore da tre anni.

Ma la risposta delle forze di polizia alla manifestazione di mercoledì a Rabat è stata brutale: cannoni ad acqua e manganelli. A migliaia di insegnanti è stato impedito di raggiungere il palazzo reale, mentre decine di loro venivano soccorsi dalle ambulanze e ricoverati in ospedale. Il governo di Rabat ha detto di aver bloccato la marcia – sostenuta dai sindacati oltre che dal movimento islamista Giustizia e Dignità – perché non autorizzata a raggiungere il palazzo reale.

Al centro delle rivendicazioni c’è la scuola pubblica, indebolita da stipendi bassi (una media di 454 dollari al mese) e contratti a tempo che non prevedono contributi né assistenza sanitaria. «Stiamo marciando pacificamente – ha detto un’insegnante ad al Jazeera – La polizia ci ha aggredito. Insegnanti cadono a terra, vengono insultati. Basta ingiustizia».

Un portavoce del ministero dell’educazione ha parlato di un vertice previsto lunedì durante il quale discutere le richieste dei sindacati. Nelle stesse ore era stato indetto uno sciopero generale di 24 ore contro l’inflazione crescente.