Domanda: Ma insomma chi sei? Risposta: È quello che continuo a chiedermi dalla nascita a ora che c’è stato al TFF il mio RESURREZIONE.
A Chivasso mi mettevo davanti allo specchio grande SPECCHIO DELLE MIE BRAME. Mariangela Brusasca mi ha detto lo faceva pure lei, devo chiedere a Pia e Adamo psicanalisti se lo fanno tutti. Era l’armadio della camera da letto dei miei genitori con carta da parati azzurra e oro. I mobili li aveva fatti papà ma la sala da pranzo non la finì mai. Da Chivasso si vede in collina il castello del film omonimo di V. Bruni Tedeschi in cui Filippo Timi è il fratello di lei. Per anni noi passammo a piedi sotto quel castello nella gita domenicale a San Genesio (mamma era anche stufa che fosse ogni domenica). Papà mi diceva che un giorno sarebbe stato nostro, ma a me spiaceva lasciare i mobili di Chivasso e gli chiedevo di portarli con noi. Non superai mai quel cancello: allora non pensavo certo che lì un giorno Timi, attore del mio cinema, nel 2013 avrebbe partecipato al film autobiografico di Valeria B.T.
Ma ben prima di Timi ci furono J. Dean e Marlon per me e Giorgio Piazzano, loro fan con Emma nipote coetanea, e Pia e Loris e Mariangela, il nostro grande amore per il cinema tra Chivasso e Torino. Bruni Tedeschi è cugina in seconda di Martine Tedeschi, dottoressa di Giuli nostra primogenita. Martine è figlia di Mara Di Fabio, star del MOSTRO VERDE, 1967 underground di me e Paolo Menzio, morta da poco. Basta mi fermo.

Domanda: Vuoi risalire alle tue origini? Risposta: Mamma (Olga Bagnasacco 1911, famiglia di mugnai) e papà rimasero fidanzati 7 anni, raccoglievano i soldi per sposarsi (papà si tagliò mezza mano nella nostra di allora segheria) e fare le cose come si deve. Fecero il viaggio di nozze a Roma perché Mussolini pagava il viaggio in treno agli sposi e così la visita al papa. Alloggiarono in piazza Esedra, dove io passavo in moto quando vivevo a Roma e ci pensavo ogni volta. Roma fu per me la scoperta della moto più ancora del cinema (Chivasso e Torino in bici). I miei ci andarono solo quella volta a Roma, io rappresento il loro riscatto. A Roma non lasciarono la mancia al taxista (fu l’unica volta in vita loro che salirono su un taxi, io vedo ancora così il taxi) e il taxista romano disse – Se fate così già in viaggio di nozze non avrete mai i soldi! – e ripeteva mamma – È stato proprio così! – Mio nonno Toni socialista (l’altro era Mini, pure lui socialista ma meno scaldato), chissà cosa deve aver pensato di quel viaggio di nozze: l’anno dopo, 1937, morì dicendo che gli spiaceva morire a 54 anni perché non vedeva la caduta del Buce (chiamava così il Duce). Papà ripeté poi sempre che sarebbe morto alla stessa età del suo e così fu proprio a 54 (i Debernardi erano tremendamente fatalisti) nel ’63, l’anno di Kennedy, il ’62 quello di Marilyn, Gemelli come me. Papà morì il I° Maggio la sua festa preferita per tradizione socialista, dei lavoratori. Si spense di tisi nel letto matrimoniale, rifiutò il sanatorio per 15 anni (i Debernardi sono testardi, pure Carlo mio minore), preferì continuare a casa la vita di sempre. Mamma lo seguì 3 anni dopo, non riuscì a vivere senza amore. Mio nonno Toni nel duomo di Chivasso nel ’36 qualcuno lo scambiò per lo sposo tanto era giovane e distinto. Faceva il sellaio per i cavalli, era un artista del cuoio; la sua famiglia era povera, ma lui gran lavoratore arrivò a farsi la casa, non così i suoi fratelli. Uno finì in prigione (uccise di botte la moglie, mi pare, non ho più fonti vive) e nonno dovette pagare le spese del processo, perché era l’unico che possedeva casa (mamma parlò poi sempre male degli avvocati). Fu dichiarato insano di mente, rinchiuso in manicomio. Ricordo che negli anni questo parente dal manicomio scriveva a papà. L’anno dopo il processo nonno morì, gli si era indurito il fegato per gli avvocati (mamma diceva così). Adesso han suonato in strada, via della Consolata 5: omaggio di olio extravergine d’oliva prodotto nell’unione europea 0.25. Per mail arrivano auguri per mio film al TIFF. Di nuovo han suonato, è un ragazzo dell’ANVOLT e mi chiede se RESURREZIONE è in streaming.

Domanda – Un artista su cui ti sei formato? Risposta: Bertolt Brecht. Lui, 25-11-48, scrive nel Diario di Lavoro, Berlino – Fatti estrarre 11 denti per fare tabula rasa per le protesi, dato che negli ultimi tempi mi riesce troppo difficile parlare. – Mamma nello stesso periodo fece lo stesso, le era venuta la piorrea. Il dentista arrivava da Torino, non aveva studio a Chivasso. Andava nelle case dei clienti e costava meno. Da noi lavorò in cucina con la stufa a legna accesa, la cucina economica, poutagé in dialetto. Lì vivevamo tutti noi 4. Ricordo che, quando noi bambini eravamo ammalati, in cucina mettevano una branda perché stessimo al caldo, non essendo la camera da letto riscaldata. Brecht. 11-12-48 – La letteratura deve impegnarsi, intervenire nella lotta in tutta la Germania, deve avere un carattere rivoluzionario e mostrarlo anche esteriormente nelle sue forme. Per essa è formalismo ciò che fa sprecare un contenuto rivoluzionario. – Ora, dicembre 2019 Elena Bucci e Marco Sgrosso, miei attori (e di Luca Guadagnino), fanno «L’anima buona di Sezuan» e io andrò a vederli. Brecht, 20-8-42 ancora a Hollywood – Continua sempre a stupirmi il modo primitivo in cui si fabbrica un film. Questa «tecnica» se la cava con una quantità sorprendentemente piccola di inventiva, intelligenza, umorismo e interesse. Si procede arrampicandosi di situazione in situazione e infilandovi tutti i personaggi che capitano. Si mette in conto che gli attori non sanno recitare e gli spettatori non sanno pensare. – L’anno scorso ho scoperto Balzac e scritto sceneggiatura per Napoli.

Domanda: Ma nel cinema tu come sei? Risposta: Fatico a parlare solo di cinema, mescolo tutto. Nel ’67 ero underground. Lo sono per lo più ancora adesso. In realtà sono insegnante in pensione, mi mantengo così. Ho fatto il cinema grazie alle vendite a Fuori Orario, ma ora Enrico è in pensione e a Fuori Orario la RAI non dà più soldi. Allora per me? Continuerò a fare finché ne ho la forza, io nato 3 anni prima di Bernardo B. tra Steve (Dwoskin), Jonas e Markopoulos (tutti morti), molto prima di Teresa Villaverde nata 5 anni prima di nostra Giuli, che fa teatro speciale ed è in quasi tutti i miei film. Veronica, secondogenita, dopo APPASSIONATE 1999 mi disse che l’avevo filmata fin dalla nascita. – Adesso basta! – Lei è unica. Un amico mi ha scritto che il mio cinema è prezioso e quasi segreto, io rispondo: non si vede e non c’è press-agent. La mia produzione è Lontane Province Film proprio perché Casalborgone è lontano da Roma. RESURREZIONE è il mio filmare dal 2012 a oggi, di luogo in luogo. Commovente la proiezione al TFF, amici e amiche e abbracci. Ritrovo Giovanna Giuliani l’attrice-lettrice per prima nel film e Alessandra Dell’Atti l’ultima, poi Silvia la sposa del film con Sebastiano nel passeggino e Irene, abbracci infiniti. Rochelle e Cédric da Paris, Joana non c’eran soldi e non è venuta. È venuto Matteo chitarrista-cantante del film. Peccato che Marlena Bonezzi del film non ci sia più e anche Salvatore Cantalupo. Riabbracciato Luca Bindi, ma persa la presentazione di suo libro coinvolgente-coinvolto su Eustache. È venuto Erik Negro, lo stimo e spero ancora in un articolo, ma forse non ha amato mio film (è un tormento continuo). Fulvio – Il tuo film è l’arca di Noè – Ho riabbracciato Bruno Safadi dopo 18 anni, il momento più commovente, SOFA’ straordinario e grande VITALINA VARELA P.Costa. SIX PORTRAITS OF PAIN T. Villaverde visionaria. Frank Beauvais. DELPHINE ET CAROLE, INSOUMUSES. 143 RUE DU DESERT. HEIMAT IS… Ho fatto RESURREZIONE in attesa di Huppert che intanto si è liberata e sarebbe pronta, ma… Papà era del ‘9, morto nel ’63 a 54 anni, Oliveira dell’8, arrivato a 107 facendo sempre film, ho tempo. Il festival finisce, io vado al Massimo per i film africani, la magnifica ossessione. Chiedo aiuto perché mi ritrovo «sommerso e non salvato». Tutto continua.