Cannabis terapeutica, sì di Maroni
Lombardia Anche la Lega vota in consiglio regionale la mozione del M5S per la sperimentazione
Lombardia Anche la Lega vota in consiglio regionale la mozione del M5S per la sperimentazione
Perfino il governatore leghista Roberto Maroni ha votato sì all’ordine del giorno proposto in consiglio regionale dal M5S che impegna la giunta a riconoscere l’uso dei farmaci a base di cannabis a scopi terapeutici in alcuni centri della regione e ad avviare una sperimentazione per il trattamento di malattie come la Sla e la sclerosi multipla.
E così, con 53 voti favorevoli e 13 contrari (alcuni esponenti di Ncd, Fi, FdI e del gruppo Misto-Fuxia people), anche la Lombardia si prepara a disciplinare in proprio l’erogazione dei medicinali a carico del proprio Servizi sanitari regionale, recependo quanto già stabilito dalla normativa nazionale.
L’odg è stato approvato durante la seduta notturna di mercoledì nella quale il consiglio regionale ha dato il via libera alla riforma della sanità lombarda. Un provvedimento che rimette mano alla governance e con il quale, assicura Maroni, «la Regione prevede di recuperare circa 300 milioni di euro da reinvestire nel sistema sanitario», ma che secondo il Pd e il M5S che hanno votato contro farà invece lievitare i costi ed è «a forte rischio di incostituzionalità».
Matteo Salvini mette le cose in chiaro e, durante un’iniziativa dell’Avis sulla donazione del plasma, giustifica così la posizione del governatore sulla cannabis: «Sono contro ogni apertura verso la droga, visto anche cosa è successo nella discoteca in Romagna, meglio donare il sangue, ma per l’uso terapeutico deve essere un medico a dire se serve o no, quindi sono d’accordo, ma come svago no».
Tiene invece la postazione più proibizionista il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato: «La cannabis crea assuefazione, quindi se anche all’inizio c’è una prescrizione medica poi c’è il rischio che il paziente non riesca più a smettere di farne uso, anche quando ormai non ne avrebbe più bisogno: per questo dico no a qualsiasi utilizzo», afferma senza tema del ridicolo e fingendo di dimenticare l’uso quotidiano di oppiacei nella terapia del dolore.
Sono nove le regioni che hanno già varato una legge regionale sulla cannabis terapeutica, ciascuna con le proprie peculiarità: Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia e Umbria. E in Toscana, regione che per prima – l’8 maggio 2012, e successiva delibera del novembre 2014 – ha varato una normativa che distingue tra erogazione in ambito ospedaliero e erogazione non ospedaliera, i risultati si vedono: nell’Asl di Firenze, per esempio, è cresciuto di 3 volte in un anno il numero di pazienti curati con la cannabis, con un aumento del 5-10% al mese, secondo i dati diffusi ieri dal Laboratorio galenico dell’Azienda sanitaria fiorentina che ha sede nell’ospedale di Santa Maria Nuova, a cui è affidato il compito di confezionare i preparati a base di tetraidrocannabinoidi da impiegare nel trattamento curativo della spasticità secondaria correlata a malattie neurologiche, ed in particolare alla Sclerosi multipla, del dolore cronico neuropatico, del dolore oncologico, del glaucoma, della nausea e del vomito causati da chemioterapia.
Nel 2014 erano solo 24 i pazienti in cura con la cannabis che si rivolgevano al laboratorio galenico dell’ospedale fiorentino dietro presentazione di ricetta medica e con il programma terapeutico dello specialista in neurologia, oncologia o algologia. In quell’anno la struttura fiorentina ha distribuito 532 millilitri di soluzione oleosa, somministrata per via orale. Nel primo semestre del 2015 i pazienti sono diventati 80 e «la produzione di cannabis sotto forma di soluzione oleosa ha raggiunto i 9.500 millilitri, ipoteticamente 16.000 alla fine dell’anno a parità di trend, vale a dire oltre 30 volte la quantità dell’anno precedente». La previsione è che entro il 2015 si arrivi a 150 persone in trattamento.
Un dato significativo, spiega l’azienda sanitaria, «riguarda l’impennata vertiginosa nella produzione di cannabinoidi sotto forma di soluzione oleosa, rispetto alla preparazione in cartine dalle infiorescenze essiccate della cannabis importate dall’Olanda». Prodotti farmacologici, questi ultimi, che vengono importati dal laboratorio «in attesa che l’Istituto farmaceutico militare divenga il principale produttore italiano di principio attivo per i cannabinoidi ad uso terapeutico».
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