«Nessuna chiusura», per la sede di Rovigo del Cra, l’unico centro in Italia autorizzato a coltivare piantine di marijuana e a fornirle allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che da pochi mesi ha avviato la fase sperimentale per la produzione del primo farmaco italiano a base di cannabis. E «nessun ridimensionamento delle ricerche» scientifiche sull’uso terapeutico della canapa. Lo assicura il commissario straordinario Salvatore Parlato replicando al manifesto che domenica in prima pagina ha dato la notizia dei tagli imposti dalla spending review renziana sull’ente pubblico di ricerca e sperimentazione in agricoltura.

12 soc1 rovigo cra

La notizia della chiusura era giunta venerdì sera al direttore del centro di Rovigo, ma evidentemente nemmeno nel governo c’è unità di vedute riguardo una tale ipotesi. «Mi impegnerò per approfondire cosa sta succedendo, questo taglio non rientra nei nostri programmi di governo, anzi siamo convinti che serve attenzione alla sperimentazione controllata di cannabis per scopi terapeutici», ha detto il sottosegretario all’Economia Pieropaolo Baretta, del Pd, in visita a Rovigo domenica mattina, secondo quanto riportato ieri da alcuni quotidiani locali del Polesine.

Ma è lo stesso Parlato a spiegare che «la prima bozza di riforma del nuovo Ente, ancora in discussione, prevede l’articolazione in 16 sedi principali, compresa l’amministrazione centrale di Roma, e 14 sedi distaccate». Lo scrive in una nota, il commissario nominato il 2 gennaio 2015 con il compito di predisporre «entro 120 giorni dalla data della sua nomina» un piano di riforma del Cra (nel quale è confluito l’altro ente pubblico di ricerca agroalimentare, l’Inea), per ridurne le «articolazioni territoriali di almeno il 50%», come impone la legge 190 del 23 dicembre 2014.

I primi incontri con i sindacati di categoria, però, sono previsti solo per il prossimo 20 maggio, e Parlato, che nel merito dovrebbe essere ascoltato domani in audizione informale dalla commissione Agricoltura della Camera, spiega che «nel caso specifico di Rovigo le attività di ricerca e di sperimentazione proseguiranno come vero e proprio “Laboratorio di ricerca”».

Dunque, non la chiusura, come scritto nel foglio numero nove del piano (riguardante le sedi di Foggia e Bergamo e quelle distaccate di Caserta e Bologna, tutte «mantenute», mentre verrebbe «chiusa» anche la sede di Osimo, e «accorpata» quella di Vercelli) – parole che avevano messo in allarme l’intera struttura, fiore all’occhiello della ricerca italiana sulla marijuana – ma solo una «diversa denominazione», scaturita «esclusivamente dalla specificità delle attività, che nel caso di Rovigo è rivolta alla Canapa da fibra e per altri usi, tra i quali il terapeutico».

Nelle ambizioni del piano triennale di riorganizzazione dell’Ente, aggiunge il commissario straordinario, in realtà c’è l’integrazione e l’estensione degli «obiettivi strategici sulle colture industriali, tra le quali rientra la Canapa, allargando le attività di ricerca alla valorizzazione ecosistemica nell’ampio contesto dell’uso sostenibile ed efficiente delle risorse naturali». In questa ottica, «le ricerche in corso sulla Canapa non solo non saranno ridimensionate, ma potranno avvalersi di ulteriori sinergie, per una più adeguata dimensione scientifica della ricerca».

In sostanza il commissario rassicura il personale del Cra di Rovigo e degli altri centri che subiranno la «razionalizzazione» imposta dai tagli di Renzi: «La nuova riorganizzazione – conclude Parlato – valorizzerà le grandi professionalità dei ricercatori pubblici in agricoltura ed efficienterà la struttura sotto il profilo economico e amministrativo».

Una precisazione importante, visto che anche l’Istituto farmaceutico militare di Firenze si augura di ottenere velocemente l’autorizzazione dell’Aifa, in modo da trasformare in farmaco «entro luglio» le prime infiorescenze che saranno raccolte a giugno. Al momento, però, spiega il generale Giocondo Santoni, a capo della “business unit” fiorentina, «la produzione di raccolto è limitata in quanto destinata alla sperimentazione e nell’ordine di alcuni chili. Su larga scala è prevista per dopo l’estate, una volta terminata la sperimentazione e una volta che avremo attivato una nuova serra da 150 metri quadri, per un tipo di produzione più industriale».