I pazienti che aspettano i flaconi con i fiori di cannabis per uso terapeutico sono migliaia: malati di Sla, sclerosi multipla, affetti da sindrome di Gilles de la Tourette, da morbo di Parkinson e di Chron, epilettici, anoressici e tanti altri. C’è la legge, ma in Italia la situazione è desolante, deprimente. Pregiudizio, disinformazione, produzione insufficiente nell’unico centro in Italia autorizzato, quello del ministero della Difesa a Firenze. Mancano i farmaci, buona parte dei medici è obiettore e rifiuta le prescrizioni, poche le farmacie che investono nella preparazione per i costi eccessivi. Regioni che hanno firmato i decreti per l’attuazione della norma ma non hanno fondi per la copertura dei costi, che così rimangono a totale carico dei pazienti: 40 euro per un grammo di «erba», a fronte degli 8 euro nel mercato illegale.

Trovare le confezioni spesso è impossibile. E allora non rimane che la «piazza», con il rischio, in alcuni casi trasformato in certezza, di ritrovarsi una denuncia per spaccio di droga con la colpa di avere comprato marijuana dagli spacciatori per trasformare i fiori in olio da somministrare nei cibi per alleviare i dolori di madri, padri, figli, fratelli malati. Oltre al danno, la beffa. Un paese all’anno zero, mentre nel resto del mondo si compiono notevoli passi in avanti sul fronte della legalizzazione e della liberalizzazione delle droghe leggere persino a scopo ricreativo.

Il 2017 si è chiuso con migliaia di pazienti rimasti senza farmaco, appelli al ministro della Salute caduti nel vuoto, proteste e atti di disobbedienza civile, come quelli di Giuseppe Brancatelli, l’ingegnere di Gravina di Catania che da tanti anni allevia le sofferenze, con successo, della madre di 91 anni malata di Alzheimer: Brancatelli si è autodenunciato quattro mesi fa alla Procura di Catania per avere comprato «erba» dagli spacciaoti, presentandosi a Palazzo di giustizia col suo legale. Da allora non è successo nulla. «Aspetto che mi mettano in carcere, voglio il processo per potere raccontare una realtà che molti non vogliono vedere», dice. Una battaglia che l’ingegnere conduce attraverso la BiSter, l’associazione che ha fondato e che sta coinvolgendo medici, avvocati, professionisti e persino preti impegnati in campagne di sensibilizzazione e iniziative di disobbedienza con la cessione in pubblico dei fiori di cannabis ai pazienti che non riescono a trovare il farmaco per le vie legali.

Per sopperire alla mancanza dei flaconi, il ministero ha bandito una gara, aggiudicata alla Pedanios Aurora, colosso canadese, con filiale in Germania. Le associazioni che si battono per l’incremento delle forniture però sono convinte che quando il farmaco tedesco arriverà nelle farmacie probabilmente andrà esaurito nel giro di pochi mesi, perché basterà a soddisfare solo in minima parte la domanda dei tanti malati, che si sentono completamente abbandonati dallo Stato. Cento kg rappresentano per movimenti e associazioni solo una goccia rispetto al fabbisogno in Italia, che nessuno però è in grado di quantificare con esattezza per via di un sistema che lo Stato non sa o non vuole gestire a regime, e che sta danneggiando chi ha bisogno di questi farmaci per condurre una esistenza dignitosa.

Solo da pochi giorni la Bedrocan Bv, azienda olandese leader in Europa nel campo, ha ripreso a inviare in Italia i primi quantitativi dei 250 Kg destinati al nostro Paese e già nelle poche farmacie, attrezzate per la lavorazione del farmaco, ci sono lunghe liste d’attesa dovute all’enorme richiesta, rimasta insoddisfatta, accumulata negli ultimi mesi dell’anno scorso quando è esplosa l’emergenza per l’assenza dei flaconi. Inoltre la produzione di Fm2, la cannabis «made in Italy» coltivata nelle serre del ministero a Firenze, è ferma: i 100 Kg prodotti in Toscana sono finiti da tempo. Una situazione allarmante con molti pazienti costretti a ricorrere al mercato nero e al «fai da te», nonostante l’Italia abbia legiferato dodici anni fa per l’uso terapeutico della cannabis. Un dato spiega quanto sia indietro il nostro Paese.

Con una popolazione di 38 milioni di abitanti poco più della metà dei residenti in Italia, il Canada conta 130 produttori di cannabis: nel 2017 sono stati realizzati 9 mila chili di cannabis, 300 mila i pazienti che ne fanno uso. Il governo di Justin Trudeau ha autorizzato 10 mila canadesi a coltivare la cannabis in casa, mettendo a disposizione dei coltivatori diretti laboratori per fare analizzare i fiori e ottenere le certificazioni necessarie alla preparazione del farmaco. E in Italia? «I pazienti è come se si trovassero in un lager a cielo aperto», accusa Brancatelli. Mentre l’ingegnere racconta la sua storia, la mamma, Lidia ultranovantenne, è distesa su una sedia sdraio e sorride nella sua casa di Gravina, una residenza piena di luce con vista sul mare. Alle spalle, nella credenza della cucina in una scatola in alluminio ci sono dei biscotti. «Li impasto con i residui dei fiori di cannabis con i quali faccio l’olio per la mamma», dice l’ingegnere.

L’Alzheimer non rientra nelle tabelle ministeriali. «Curavamo mamma con le terapie classiche, ma non era più lei: spesso aggressiva, trascorreva il tempo a letto, non mangiava, era irascibile. Un giorno il medico che l’aveva in cura in un ospedale a Catania mi disse che c’era una terapia sperimentale con la cannabis ma lui non poteva fare nulla, se volevo potevo fare da solo – ricorda Brancatelli – Tornai a casa, ne parlai con mio padre che aveva 91 anni, un uomo tutto d’un pezzo, da sempre fascista, intransigente. Mi disse: «Sai dove trovarla? Bene, vado io a prenderla, cosa vuoi che mi succeda a 91 anni, mi sbattono in galera?». Da allora la signora Brancatelli assume cannabis. «La compro per strada, so dove rifornirmi – prosegue l’ingegnere – Su youtube trovai il metodo per produrre l’olio dai fiori, ne somministro un cucchiaio a mamma. Da quando ne fa uso, la sua e la nostra vita è cambiata. Mamma non sta più a letto, mangia regolarmente, non è più violenta, anzi. Purtroppo papà è morto, ma da allora combatto la mia battaglia perché la terapia sia accessibile a tutti». Brancatelli ha creato un movimento, con lui tanti professionisti sono impegnati per sensibilizzare l’opinione pubblica, tra questi il medico di Caltanissetta Carlo Privitera, che rilascia le ricette on line attraverso il portare Medicomm.