«Assolto perché il fatto non sussite». Malgrado 15 piante di marijuana e 800 grammi di infiorescenze messe già ad essiccare. Walter De Benedetto è soddisfatto, «non solo per me ma anche per tutti coloro che vivono nelle mie stesse difficoltà». Tira un sospiro di sollievo, il 50enne che vive su un sedia a rotelle per colpa di una devastante artrite reumatoide, e che rischiava fino a quattro anni di carcere; ringrazia i tanti che lo hanno sostenuto e che ancora ieri hanno organizzato sit-in in 18 città italiane, oltre che davanti al tribunale di Arezzo dove si è tenuta l’udienza del processo in direttissima che lo vedeva accusato di coltivazione di sostanze stupefacenti in concorso con un’altra persona condannata per averlo aiutato a innaffiare le piante nel suo giardino.

Lui in aula non c’era, ieri non era in grado di muoversi neppure in ambulanza, ma è già pronto a ripartire da questa sentenza «per portare avanti la nostra lotta». Anche se le sue condizioni di salute lo spingono già altrove, nelle «altre ricerche» che vuole compiere d’ora in poi, come ha detto rispondendo a chi gli chiedeva se riprenderà a coltivare piante di marijuana.

LA QUANTITÀ DI MEDICINALI cannabinoidi che gli venivano forniti dal Ssn non gli bastavano. La sua condizione ha finito per essere una vera «tortura», come l’ha definita la senatrice Emma Bonino intervenendo durante il dibattito sul Recovery plan e mostrando al premier Draghi una foto di De Benedetto, costretto ad un «processo grottesco».  E così Walter, che è stato un dipendente comunale, non ha mai fatto uso di stupefacenti e non fuma sigarette, a un certo punto decise di coltivare in casa la pianta che allevia le sue sofferenze.

Oggi la sua è una battaglia politica: supportato dalla campagna #MeglioLegale, dall’associazione Luca Coscioni, dai Radicali italiani, da +Europa, dal movimento 6000 Sardine e da singoli esponenti di LeU, Pd e M5S, l’uomo che una settimana fa aveva scritto una lettera aperta al Presidente Mattarella spera ora che questa sentenza apra la strada alla legalizzazione dell’autoproduzione per uso personale e terapeutico. «Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo – aveva dichiarato – Il dolore non aspetta. Mi assumo la mia responsabilità, mi sento a posto con la mia coscienza». Nel novembre scorso il deputato di +Europa Riccardo Magi gli aveva ceduto un pacchettino di marijuana e si era autodenunciato per il gesto. Oggi Magi chiede «la completa depenalizzazione della coltivazione domestica per uso personale, verso una vera legalizzazione della cannabis».

COME SPIEGANO I DIFENSORI di De Benedetto, gli avvocati Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti (vedi intervista), il giudice Fabio Lombardo ha riconosciuto prioritaria la motivazione personale del coltivatore rispetto alla quantità del suo raccolto. D’altronde la cannabis a scopo farmacologico prodotta dall’Istituto militare di Firenze (dal 2020 doveva arrivare a 300 kg l’anno) è ancora insufficiente. La marijuana prodotta a scopo curativo, rispetto a quella che comunemente si trova sul mercato illegale, ha una diversa composizione del principio attivo Thc (il 5,6%) e dei metaboliti non psicoattivi con effetti sedativi e miorilassanti che sono il Cbd (l’8,6%) e il Cbg.

E ALLORA, PROPONE la portavoce di #MeglioLegale, Antonella Soldo, bisogna «aprire la produzione di cannabis terapeutica anche a privati, semplificare la burocrazia e formare i medici. Sono questi i passi fondamentali che serve mettere in campo affinché altri pazienti non si trovino nuovamente ad affrontare l’iter giudiziario che ha dovuto percorrere De Benedetto». «L’assoluzione di Walter – commenta Marco Perduca dell’Associazione Coscioni – apre nuovi scenari che per quanto lo riguardano sono finalmente positivi ma che per chi si trova in situazioni simili devono essere chiarite da una norma di legge. Non tutti gli imputati che hanno coltivato in “stato di necessità” potranno contare su avvocati preparati e impegnati, né su magistrati attenti al bilanciamento del diritto alla salute con quello del rispetto del T.U. sulle droghe, che è di stampo proibizionista con pene sproporzionate e irragionevoli. Oggi festeggiamo ma da domani torneremo a chiedere riforme radicali di norme liberticide».