Mentre l’Associazione Luca Coscioni festeggia il superamento del milione di firme raccolte per il referendum sulla regolamentazione dell’eutanasia e comunica di aver completato la certificazione delle prime 500 mila sottoscrizioni da depositare in Cassazione entro il prossimo 8 ottobre, il comitato promotore del referendum sulla cannabis legale annuncia una riunione aperta sotto il ministero della Giustizia (venerdì 24 settembre, alle ore 10:30) «per manifestare e per chiedere al Governo la conferma dell’esenzione al 31 ottobre come data ultima per la consegna delle firme certificate», spiega il radicale Marco Perduca.

Perché, delle 580 mila firme digitali raccolte in poco più di una settimana, solo una piccola parte è stata già certificata dai comuni con risposta inviata via Pec o via posta, malgrado la legge imponga alle amministrazioni comunali di elaborare la risposta al massimo entro 48 ore. E ora ai promotori del quesito referendario sulla legalizzazione della coltivazione di marijuana e sulla depenalizzazione dei reati connessi al suo possesso (Meglio legale, Associazione Luca Coscioni, +Europa, Società della ragione, Fuoriluogo e un’altra sessantina di organizzazioni) si pone il dubbio se procedere per le vie legali contro quei comuni che non hanno risposto in tempo. «I ministeri di Giustizia e Interni devono chiarire come intendono procedere, e farlo subito, per darci la possibilità di agire entro i termini», chiarisce ancora Perduca. Infatti, dopo il parere favorevole del governo ottenuto dal deputato di +Europa Riccardo Magi ad un Ordine del giorno che impegnava l’esecutivo a valutare lo slittamento del termine ultimo di consegna della documentazione dal 30 settembre all’8 ottobre anche per i referendum, quale quello sulla cannabis, presentati dopo il 15 giugno, tutto tace. Silenzio sia da parte della Guardasigilli, Marta Cartabia, che della titolare del Viminale. Luciana Lamorgese.

Forse si spera così di fermare una consultazione che spacca il governo Draghi, tanto da mettere a tacere non solo il Pd ma anche il M5S che della legalizzazione aveva fatto uno dei primi suoi cavalli di battaglia. E, a riprova che l’incredibile successo della raccolta firme sulla cannabis non è legato alla facilità con cui si può sottoscrivere online, c’è l’appello dei promotori del referendum per l’abolizione della caccia che, in un momento di massimo appeal dei movimenti animalisti, è ancora alla ricerca di ben 195 mila firme. Anche qui basterebbe un click. Ma evidentemente non è così facile come sembra.