Ci mancavano solo le ronde proibizioniste che vanno in giro a vedere se i cannabis shop adesso abbassano le saracinesche oppure no. A proporle è stato ieri Maurizio Gasparri sull’onda della sentenza della Cassazione che giovedì ha dichiarato illegale la commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis sativa. «Ho cominciato a segnalare all’autorità di polizia e all’autorità giudiziaria tutti i cannabis shop che continuano ad aprire nonostante la sentenza della Cassazione» ha detto il senatore di Forza Italia annunciando di voler costituire «comitati in tutte le città per denunciare tutte le situazioni illegali».

Resta da vedere se i comitati sognati da Gasparri vedranno mai la luce. Più probabile, per ora, che le eventuali denunce difficilmente avranno conseguenze, almeno finché non si conosceranno le motivazioni della sentenza. Quel che invece è certo è che un settore che gode di ottima salute e che fino a 48 ore fa poteva guardare al futuro adesso rischia improvvisamente la paralisi. Parliamo di qualcosa come 800 negozi in tutta Italia, quasi 4.000 ettari di terreno coltivati nel 2018 da centinaia di aziende agricole senza contare 15 mila posti di lavoro e un fatturato che, sempre nel 2018, si è attestato sui 150 milioni di euro. Un mondo che non produce solo «droga», come vorrebbe la fantasia proibizionista guidata dal ministro Salvini (che ieri non ha escluso ispezioni nei negozi), ma che dalla cannabis negli anni è stato capace di ricavare eco-mattoni isolanti, bioplastiche, olii antiinfiammatori, cosmetici e prodotti alimentari, dalla ricotta al tofu, dalla farina a una bevanda vegana, alla birra.

Come sanno bene le associazioni di categoria preoccupate per una lettura esclusivamente restrittiva della sentenza. «Da anni la soglia di efficacia drogante del principio Thc è stata fissata nello 0.5%. Pertanto non può considerarsi reato vendere prodotti derivati dalle coltivazioni di canapa industriale con livelli di Thc sotto quei limiti» spiega non a caso Ferdercanapa, convinta che la sentenza non determini la chiusura generalizzata dei negozi. «Ci auguriamo che anche le forze dell’ordine si attengano a questa distinzione tra canapa industriale e droga». Prudenza anche da parte di Confagricoltura e Cia, mentre c’è anche chi, come un commerciante di Sanremo, sta pensando di organizzare un class action. «Bisogna leggere bene le motivazioni della sentenza, ma è chiaro che c’è una parte di mondo economico che sta cercando lavorare nella legalità», ragione invece il sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Sulla sentenza è intervenuto anche Vasco Rossi: «E’ una vergogna. Con la cannabis non è mai morto nessuno», ha detto i cantante a margine della presentazione dei suoi concerti a Milano.