È un renziano di ferro, Ivan Scalfarotto, attualmente in forze alla commissione Giustizia della Camera. Ma per quanto fedele fino alla morte al nuovo corso dem del sindaco di Firenze, è evidente che l’ex vicepresidente del Pd, da libertario quale è, ci sta un po’ stretto nella linea “moderata” del suo segretario quando si parla di antiproibizionismo o di diritti civili degli omosessuali. Da firmatario delle tre leggi di iniziativa popolare sulla giustizia – tortura, carcere e droghe – scritte da un cartello di associazioni che si occupano di diritti umani, qualche giorno fa Scalfarotto ha presentato a Montecitorio alcuni emendamenti al decreto legge governativo cosiddetto «svuotacarceri», attualmente in commissione alla Camera e che dovrà essere convertito entro il 22 febbraio, ispirati alle proposte delle associazioni.

Emendamenti che voi considerate «migliorativi». Perché?

La necessità di superare lo scandaloso fenomeno di un 33% di detenuti in carcere per violazione dell’articolo 73 della legge sulle droghe, è punto di vista condiviso nel Pd. Ecco perché il nostro primo emendamento proposto abbassa ulteriormente la pena prevista per il reato di detenzione e spaccio di «lieve entità» già portata dal decreto Cancellieri a un periodo che va da 1 a 5 anni di carcere. Vorremmo ulteriormente abbassarla da 6 mesi a 3 anni. Un altro emendamento riduce le pene – da 3 a 12 anni anziché da 6 a 20, come previsto dalla Fini-Giovanardi – per le altre fattispecie di reato contemplate nel comma 1 dell’articolo 73. Poi c’è un emendamento che riguarda il Garante nazionale dei detenuti per rendere la sua nomina più indipendente dal potere politico. Ma per questa importante e delicata carica – un ruolo di spessore al pari del Garante della privacy – secondo me bisognerebbe prevedere una forma di retribuzione, perché diventi una figura professionale in grado di affrontare una grande mole di lavoro.

Indulto e amnistia, quindi, non sono proprio nell’ordine dei pensieri di Renzi. Ma per arrivare in regola all’appuntamento con l’Europa di maggio prossimo, sono sufficienti le nuove norme per la custodia cautelare passate ora all’analisi del Senato e il decreto legge Cancellieri?

Non è detto, bisogna vedere. Ma certo non possiamo affidarci all’inerzia dei provvedimenti straordinari, che sono stati pensati come rimedi estremi, da applicare una volta ogni 30 anni, non ogni 6 o 7 anni. Altrimenti diventano una comoda scappatoia per non fare nulla. Indulto e amnistia sono cure sintomatiche, bisogna intervenire sulle cause.

In commissione avete ascoltato i dati della ricercatrice Molinaro del Cnr, secondo i quali se l’uso della cannabis non fosse più punibile, almeno il 14% degli attuali detenuti non starebbe in carcere. Perfino il deputato di Forza Italia Giancarlo Galan chiede la «liberalizzazione» delle droghe leggere. Voi vi fermate alla depenalizzazione.

Io sono un antiproibizionista ma Renzi ha ragione: bisogna avere un approccio pragmatico e graduale alla faccenda. Non possiamo pensare alla liberalizzazione se prima non risolviamo i problemi creati dalla Fini- Giovanardi (a proposito: si chiama così, mica l’abbiamo fatta noi quella legge. Il resto mi sembra solo propaganda) per la quale avere in casa qualche piantina di marijuana o essere un narcotrafficante di eroina è la stessa cosa. Renzi, da riformista, cerca di ottenere risultati concreti e attuabili immediatamente.

Ma Alfano minaccia di far saltare il governo già solo se si insiste sui matrimoni gay.

Ecco, le proposte del Pd sono proposte di buon senso, fattibili e che non dovrebbero preoccupare Alfano. A parlare di matrimonio è solo lui, noi parliamo – io dico purtroppo – solo di unioni civili sul modello tedesco o britannico.

Modelli che però equiparano di fatto le unioni civili al matrimonio.

Sì, ma la denominazione è importante. Il Paese, e non solo la politica,

è molto arretrato. E quindi forse può essere giusto pensare di procedere con gradualità, al fine di portare a casa il risultato. Ma se perfino il Portogallo ha introdotto i matrimoni gay e dalla prossima estate saranno possibili anche in Gran Bretagna, allora Alfano si prenda la responsabilità di far cadere il governo per una legge che non contempla nemmeno un diritto ormai riconosciuto nel resto d’Europa.