Il teatro di Dennis Kelly, nonostante la sua conoscenza e frequentazione dell’Italia, stenta a farsi popolare da noi, mentre è molto forte la sua presenza sulla scena anglosassone. Comincia fortunatamente ora la tournée un suo testo, Orphans (Piccolo Eliseo fino al 29, Produzione Teatro delle Marche) che può contribuire a farlo conoscere. Il suo appare come un teatro delle periferie morali oltre che geografiche, che esprimendosi nelle forme contraddittorie di un ceto medio sommerso dai peggiori fenomeni di massa, scopre nelle proprie pieghe le più cruente pulsioni, i più inconfessabili vizi rispetto alla società e alla sua dimensione «politica». Revanche di stampo fascista che cerca frettolosamente quanto sbadatamente di rivestirsi di buoni sentimenti.

 

 

Le creature di Kelly, all’apparenza buone e cattive, hanno tutte carenza di intelligenza e raziocinio, e i loro verbosi rapporti mascherano a stento la forza del male su cui si sono assestati. A tratti pare perfino eccessiva la crudeltà dell’autore nel farli scoprire: non certo per arroccarsi nel perbenismo, ma certi candidi racconti di somma crudeltà paiono una fuga nel grand guignol, se poi le cronache quotidiane non ci offrissero tutti i giorni esempi di ancor più efferata e complessa crudeltà.

 

 

 

Come quei tre Orfani di questo lavoro, una simpatica e laboriosa coppia di sposi nel loro tinello, interrotti a cena dall’arrivo del fratello «scapestrato» di lei, bugiardo ed egoista (oltre che razzista e assassino) che gioca a fare il fratellaccio vittima. E mentre si scopre i guai in cui lui si caccia, anche i due sposi non danno il meglio di sé: pensosi e «sensibili», scoprono anch’essi malformazioni profonde, aggressività represse e smisurato egoismo. La scena del tinello ruota come le ore e le posizioni dei personaggi. Ma lasciando un unico segno profondo di barbarie.

 

 

 

Molto bravi gli attori: Monica Nappo e Paolo Mazzarelli, contenuti ed efficaci in quel pendolo fasullo di sentimenti, e soprattutto Lino Musella, inafferrabile e vile fantasma di ogni sanguinaria ipocrisia; la regia è di Tommaso Pitta.