A Enrico Letta sembrerà di vivere una scena de «Il giorno della marmotta», il bel film con Bill Murray in cui il protagonista è costretto a ripetere tutti i giorni le stesse azioni. Due mesi fa era stato lo stesso premier a citare la pellicola parlando con Fabio Fazio a proposito delle continue minacce del Pdl di far cadere il governo. Adesso l’occasione per il paragone con Murray potrebbe essere la vicenda che ha come protagonista Annamaria Cancellieri. Dopo essersi difesa in parlamento per ben due volte – il 5 novembre e mercoledì scorso – con due discorsi praticamente fotocopia per i suoi rapporti con la famiglia Ligresti, il ministro della Giustizia potrebbe infatti essere costretta anche lei a ripetersi ancora una volta al Senato. Sì perché il Movimento 5 Stelle ha chiesto di discutere la mozione di sfiducia presentata contro la Guardasigilli venti giorni fa a palazzo Madama e mai affrontata.
Ad annunciarlo è stata ieri la capogruppo pentastellata Paola Taverna che alla conferenza dei capigruppo di oggi chiederà la calendarizzazione della mozione. «Certi che il 27 ci sarà il voto dell’aula su Berlusconi – ha spiegato – il 28 andrebbe bene per procedere con la mozione di sfiducia per Cancellieri».
Bill Murray a parte, a palazzo Madama potrebbe crearsi una situazione più difficile per il ministro rispetto a quanto accaduto alla Camera. Oltre a 5 stelle, Lega, Fratelli d’Italia e Sel, che presumibilmente confermeranno il voto di sfiducia espresso mercoledì, ci sono diversi senatori del Pd che hanno già detto di non voler salvare il ministro. A partire dall’ex magistrato Felice Casson e da almeno altri sei-sette senatori vicini a Pippo Civati. Ai quali vanno sommati i senatori fedeli a Matteo Renzi. ma la vicenda Cancellieri è anche il pretesto per riaccendere lo scontro tra le varie correnti del Pd e in particolare tra Pippo Civati e Matteo Renzi. Dopo aver contribuito a salvare il ministro, ieri il sindaco di Firenze è tornata ad attaccarla: «L’ha salvata il vecchio Pd, il nuovo Pd credo che non difenderà più casi come questo», ha detto Sullo sfondo la crisi di governo, che però Renzi nega di voler provocare: «Sono uno di quelli che non crede giusto mandare a casa un governo intero se Letta mette la faccia». Parole che per il ministro della Difesa Mario Mauro «scavano una voragine sotto il governo», ma con il sindaco e contro il ministro si schiera tutto lo stato maggiore dei renziani: da Latorre a Gentiloni, da Serracchiani a Emiliano, compatti nel chiedere le dimissioni della Guardasigilli. «Non ho trovato nessun italiano che l’avrebbe salvata», dice il sindaco di Bari.
A Renzi rispendo Civati. E lo fa attaccandolo: «E’ un tantino azzardato dire che, se ci fosse Renzi, il gruppo Pd non salverebbe la Cancellieri – dice il terzo sfidante alla segreteria -. Perché lui c’è, e i deputati che hanno sottoscritto la sua candidatura sono duecento». Civati ha anche aperto uno spazio su Twitter, #insultacivati, dedicato «agli elettori delusi dal salvataggio del Guardasigilli imposto da Letta al Pd». «Ce lo meritiamo», è il commento di Civati.