Si salva per la seconda volta. La mozione di sfiducia presentata dai grillini contro di lei non passa alla Camera bloccata da 405 voti contrari contro 154 favorevoli e soli tre astenuti. Ma Annamaria Cancellieri fa appena in tempo a pronunciare un liberatorio «finalmente», pensando di essersi lasciata alle spalle le polemiche per le sue telefonate con Nino Ligresti e la scarcerazione di Giulia Ligresti, ed ecco che deve subito difendersi da una nuova accusa. E questa volta a tirarla in ballo è direttamente Salvatore Ligresti che il 15 dicembre del 2012, parlando con i magistrati titolari dell’inchiesta milanese su Fonsai, fa mettere a verbale di averla raccomandata con Silvio Berlusconi quando questi era presidente del consiglio. Parole che – se fossero vere – confermerebbero l’intreccio di rapporti di amicizia tra Cancellieri e i Ligresti, entrambi i fratelli e non solo Nino come ribadito anche ieri mattina dal ministro nel suo intervento alla Camera. La reazione della Guardasigilli è immediata. «Tutto falso», dice prima di riunirsi con i suoi collaboratori per poi far uscire una nota con la quale, date alla mano, smentisce quanto affermato da dal patron di Fondiaria Sai. «Tutte cose vecchie, già uscite e già smentite», spiegano i suoi collaboratori. Che non mancano di sottolineare come le nuove rivelazioni cominciano a trapelare non appena Montecitorio boccia la mozione di sfiducia dei 5 stelle. «Qualcun altro parlerebbe di verbali a orologeria, noi non lo facciamo, ma la concomitanza tra i due fatti è sotto gli occhi di tutti – fa sapere chi è vicino al ministro -. Probabilmente Ligresti millanta un rapporto che non è mai esistito». Sono le stesse cose che Cancellieri ripete in serata anche a Enrico Letta e al presidente Napolitano, che incontra prima del ricevimento organizzato al Quirinale per il presidente francese Hollande.

A orologeria o meno che siano, le nuove rivelazioni sono un duro colpo anche per Letta e Epifani. Il premier e il segretario del Pd non si sono limitati a mettere la faccia per difendere la Guardasigilli, ma hanno praticamente addomesticato il partito pur di salvare lei e il governo. Operazione riuscita, almeno tra i banchi di Montecitorio dove Cancellieri interviene al mattino ripetendo di fatto l’autodifesa già pronunciata al Senato il 5 novembre scorso. Al contrario di allora però, quando chiese scusa almeno per essersi lasciata andare a un tono poco adatto al suo ruolo parlando con Gabriella Fragni, la compagna di Salvatore Ligresti, questa volta indurisce la voce fino quasi ad alzarla quando afferma di aver sempre agito con lealtà: «Non ho mentito al parlamento né ai magistrati», dice negando ingerenze anche nella scarcerazione di Giulia Ligresti e sostenendo di non capire neanche lei il perché delle accuse che le vengono rivolte: «Sono amareggiata – afferma – perché è stato toccato il mio onore e quello della mia famiglia».

Seduti accanto a lei ci sono Letta, Alfano, Franceschini e un buon numero di ministri. Tutti a testimoniare la fiducia del governo nei suoi confronti. Ma non è loro che deve convincere. Il ministro sa bene infatti di parlare in un’aula in cui la maggior parte dei presenti avrebbe preferito vederle fare un passo indietro. Al punto di chiederglielo ancora una volta, come fa Gennaro Migliore prima di annunciare che Sel voterà a favore della mozione di sfiducia. E con i grillini che protestano facendo squillare tutti insieme i cellulari per ricordarle che non tutti i detenuti possono permettersi il lusso di chiamarla. Alla fine oltre a M5S e Sel, votano la sfiducia anche Lega nord, Fratelli d’Italia, l’ex di Scelta civica Edoardo Nesi e gli ex grillini Adriano Zaccagnini e Vincenza Labriola. Ma, in disaccordo con Forza Italia, anche Michaela Biancofiore e Maurizio Bianconi.

Per il Pd è invece l’ennesimo giorno di passione. Il dibattito che segue l’intervento del ministro è infatti un altro schiaffo in faccia, al punto che il vero «imputato» non sembrano essere i rapporti tra il ministro e i Ligresti, ma il partito di Epifani. Ne approfitta Renato Brunetta che attacca a piene mani sia il Pd che Letta. «Quello di oggi è un voto fasullo e insincero da parte del Pd», dice il capogruppo di Forza Italia che accusa i democratici di «essere d’accordo su una sola cosa: la sfiducia a Cancellieri, quindi al governo». E rivolgendosi direttamente a Letta aggiunge: «Dica la verità, Renzi vuole sloggiarla». Tocca al segretario provare a tirar fuori il Pd dalla palude. E lo fa dando un colpo al cerchio e una alla botte, confermando cioè la fiducia alla Guardasigilli chiedendole però di evitare errori futuri: «Il paese ha bisogno di fatti e non di parole: da parte sua ci sia l’impegno a rimuovere una parte delle critiche che l’opinione pubblica ha fatto su questa vicenda», dice Epifani. Che pur di cancellare il sospetto di privilegi, arriva a chiedere al ministro di permettere a tutti i detenuti di segnalare situazioni di difficoltà «Trovi lei il modo, anche visibile, di consentire a chiunque di poterle fare una telefonata», dice. «Non è una cattiva idea, avevamo pensato a un numero verde», commenta più tardi la Cancellieri. Che per ora resta al suo posto, almeno finché il Pd continuerà a sostenerla.