Sale a 52 il bilancio delle vittime dell’ultimo naufragio avvenuto lungo la rotta canaria, dove l’oceano Atlantico unisce le coste dell’Africa occidentale all’arcipelago spagnolo. Tra loro 16 donne e un bambino di due anni, che viaggiava con la madre incinta. La ricostruzione è stata possibile attraverso il racconto dell’unica sopravvissuta: una donna di 30 anni della Costa d’Avorio tratta in salvo giovedì scorso da un elicottero del Salvamento Marítimo, l’organizzazione di soccorso e sicurezza marittima del paese iberico. Il gommone su cui viaggiava era partito il 13 agosto dalle coste di El Aaiún, nei territori del Sahara Occidentale.

Quando è stato localizzato dalla petroliera Evros, che ha poi avvisato le autorità, a bordo erano rimasti soltanto la donna e due cadaveri. Inizialmente la cittadina ivoriana ha riferito che i migranti partiti sul mezzo erano una quarantina. Arrivata a Gran Canaria, dove è ricoverata nell’ospedale dell’isola per una grave forma di disidratazione, ha precisato il numero.

Le traversate lungo la rotta atlantica sono aumentate a partire dallo scorso anno. Le cause sono diverse: dalla crisi politica tra Spagna e Marocco, agli effetti sociali della pandemia, fino alla progressiva chiusura delle rotte mediterranee. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) almeno 428 persone hanno perso la vita nel corso di quest’anno. I numeri, però, sono estremamente incerti: il tratto di mare è sconfinato, a ovest c’è solo l’Atlantico e di molte barche si perdono per sempre le tracce.

L’Ong Caminando Fronteras ha presentato un bilancio del primo semestre 2021 molto più drammatico. Delle 2.087 persone scomparse nel tentativo di raggiungere il territorio iberico (+526% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), sarebbero ben 1.922 quelle che hanno perso la vita lungo la rotta canaria. 57 i naufragi calcolati tra il primo gennaio e il 30 giugno, con 42 barche scomparse nel mare insieme a tutte le persone a bordo. Le stime dell’organizzazione dicono che meno del 5% dei corpi viene recuperato. I numeri sono ottenuti incrociando le informazioni ricevute dai familiari dei migranti, gli Sos che partono dalle imbarcazioni e i dati ufficiali su morti e dispersi.

Nel rapporto «Diritto alla vita 2021» Caminando Fronteras individua quattro caratteristiche specifiche della rotta canaria: la pericolosità dell’oceano; le pessime condizioni di partenza delle barche (con un aumento dell’uso dei gommoni, arrivati al 33% del totale); la mancanza di coordinamento per la tutela della vita in mare tra i paesi interessati; l’insufficienza dei mezzi di soccorso. In base ai numeri forniti dalla Ong, quella atlantica risulta la rotta migratoria più mortale al mondo. Supera anche il Mediterraneo centrale.