Canapa Mundi, la fiera della canapa, avrà luogo al Pala Cavicchi di Roma (via Ciampino 70) dal 19 al 21 febbraio, tra stand, convegni e laboratori.

L’Associazione Antigone sarà presente con un sportello di informazione legale e distribuirà gratuitamente la seconda edizione di «Yes We Cannabis», un opuscolo che denuncia i danni provocati dalla «war on drugs» (dal 2006 al 2014 sono 250mila le persone entrate in carcere per violazione della legge sugli stupefacenti, dal 1990 un milione di soggetti sottoposti a procedimenti amministrativi) e i vantaggi che deriverebbero dalla legalizzazione.

Secondo gli autori, legalizzare vuol dire sottrarre ingenti risorse alla criminalità organizzata, far risparmiare miliardi allo stato e creare nuove entrate, migliorare la salute e la qualità di vita non solo dei consumatori di sostanze, ma anche di tutte le persone che subiscono i danni del mercato nero, a partire dai residenti delle grandi aree urbane che spesso devono subire la violenza imposta dal narcotraffico e del controllo del territorio da esso imposto per portare a termine il traffico illegale.

L’opuscolo offre anche concreti strumenti di tutela legale (faq), un modello di statuto dei Cannabis Social Club e approfondimenti messi a disposizione da operatori, giuristi, associazioni, forze politiche e singoli cittadini stufi, non solo dagli slogan urlati da esponenti della destra, ma anche dall’inazione del governo.

Uno spazio dedicato alle storie di vite spezzate, di consumatori perseguitati e malati che non riescono ad accedere agevolmente ai farmaci a base di derivati della cannabis, come quella di Enzo un ragazzo di 34 anni affetto da sclerosi multipla che con la cura tradizionale stava cadendo in depressione.

Poi una amica gli passa il Sativex, un farmaco prodotto in Olanda a base di cannabinoidi e, da quel momento, per Enzo le cose cambiano: ritorna a camminare e dormire, ricomincia a condurre una vita tutto sommato normale, ma lo specialista che lo ha in cura rimane contrario all’uso di cannabis terapeutica. Solo dopo lunghissime trafile e battaglie Enzo riesce ad ottenere la prescrizione del Sativex. O la storia di Guido, che subisce una pesante condanna per aver coltivato poche piantine per somministrare le cure alla madre gravemente malata, alla quale erano stati prescritti farmaci a base di cannabis, ma le trafile burocratiche le impedivano di accedere alla cura.

Gli autori chiedendo nell’immediato un decreto legge che depenalizzi la coltivazione ad uso personale e nel medio periodo un cambio di rotta che metta al centro la persona, il consumatore e i suoi diritti, la riduzione del danno, l’effettivo accesso alle cure dei malati con derivati della cannabis e concludono ritenendo che «una sola soluzione, rivoluzionaria e pacifica, si impone all’orizzonte: Legalizzare e non punire, per il Bene comune».