Il Canada ha accolto ieri i membri del G7 come primo paese fra i «7 grandi» ad avere di fatto legalizzato la cannabis ricreativa. Giovedì sera infatti, con un voto a larga maggioranza (56 favorevoli, 30 contrari e 1 astenuto) e dopo 6 ore di discussione in aula, il Senato canadese ha approvato il testo del Cannabis Act. Il provvedimento del governo Trudeau ha superato quindi lo scoglio più difficile e, una volta avuto il via libera definitivo, farà del Canada il secondo stato sovrano (dopo l’Uruguay di Muijica) a definire un impianto legislativo per la regolamentazione legale della cannabis ricreativa.

IL CANNABIS ACT prevede la legalizzazione della produzione, distribuzione, vendita e possesso di piccole quantità (30 gr.) di cannabis ricreativa per gli adulti, la decriminalizzazione per i minori e la possibilità di coltivare sino a 4 piante per famiglia per uso personale. Il testo è frutto di un processo partecipato che ha coinvolto prima una task force tecnica, poi 30.000 fra soggetti portatori di interessi, cittadini e associazioni. Esso definisce un quadro legislativo nazionale in cui si inseriscono le normative locali, lasciate all’autonoma decisione delle province e dei territori canadesi. Questi hanno più o meno già deciso, spesso con percorsi di consultazione pubblica, il loro framework.

IL MODELLO APPARE come una via di mezzo fra quello fortemente statalizzato uruguaiano, e il modello più commerciale che vige in 9 stati Usa. Lo Stato concederà le licenze per la produzione, ma distribuzione e vendite, anche on line, saranno regolate a livello locale. In alcuni casi, come in Ontario e Quebec, queste saranno gestite da aziende di proprietà pubblica (che già gestiscono ad esempio l’alcol), in altri lasciate all’iniziativa privata come in Alberta. British Columbia e altre province faranno invece coesistere i due canali di vendita. Vi saranno differenze anche rispetto ai luoghi dove si potrà fumare: in Alberta e in altre province si potrà consumare cannabis ovunque si possa anche fumare tabacco, mentre ad esempio in Ontario sarà consentito solo l’uso all’interno della residenza o della propria proprietà.

QUELLA DI GIOVEDÌ è certamente una vittoria per il premier Justin Trudeau, anche se non è ancora definitiva. Infatti il Senato, dopo una estenuante terza lettura durata quasi sette mesi, ha approvato una quarantina di emendamenti al testo che ora dovrà tornare indietro alla Camera dei Comuni per l’approvazione definitiva.

IL SENATO CANADESE non è elettivo: i senatori sono nominati dal premier di turno e rimangono in carica sino a 75 anni. I 33 membri conservatori hanno fatto di tutto per rallentare l’iter. Non ha aiutato certo il processo, avviato da Trudeau, di affrancamento dei suoi membri dagli schieramenti classici che ha reso impossibili richiami a discipline di partito. Non è passato inosservato come nell’ultima settimana il primo ministro, che contava solo su 15 senatori Liberali, abbia nominato 3 nuovi membri del Senato, anche se indipendenti.

MOLTI DEGLI EMENDAMENTI approvati sono di natura tecnica: 29 sono quelli presentati dal relatore, il senatore indipendente dell’Ontario Tony Dean. Questi dovrebbero avere l’ok del Governo e quindi non correre rischi di ping pong fra i due rami del parlamento. Altri invece sono politicamente più rilevanti, come la possibilità da parte della singola provincia o territorio di proibire la coltivazione ad uso personale senza rischiare ricorsi (Quebec e Manitoba hanno già deciso in questo senso). Poi c’è il divieto, introdotto con un emendamento conservatore, di vendere merchandising connesso alla cannabis, cosa non certo ben vista dalle aziende che vorranno posizionarsi e identificare il proprio marchio nel nuovo mercato.

SECONDO UN RAPPORTO recente il business della cannabis ricreativa nel 2019 potrebbe valere solo in Canada circa 2,8 miliardi di euro, da sommarsi al miliardo abbondante di quella medica. Il Canada, grazie a un forte sviluppo delle industrie legate alla cannabis terapeutica (270.000 pazienti registrati, 6 tonnellate di produzione mensile fra infiorescenze e oli) ha già un tessuto imprenditoriale pronto ad entrare nel mercato ricreativo. Si tratta di oltre 100 aziende, che in questi mesi hanno letteralmente galoppato in borsa, protagoniste anche di operazioni di acquisizione e espansione. L’indice dei titoli legati alla cannabis è aumentato del 125% nell’ultimo anno, alcuni quadruplicando il loro valore.

Dopo la California, che rappresenta il quinto Pil mondiale, il Canada (11°) è la seconda importante economia che regolamenterà l’uso ricreativo della cannabis. Negli Usa però la cannabis rimane vietata dalle leggi federali, fatto che crea grossi problemi anche per la gestione finanziaria delle imprese: le banche Usa non possono accettare i depositi da attività illegali a livello federale (problema che interessa in parte anche l’Uruguay). In Canada invece si potrà testare l’emersione completa del mercato della cannabis, anche dal punto di vista strettamente finanziario.

IN ATTESA DI CONOSCERE quale sarà l’esito del dibattito alla Camera sulle modifiche, e anche con le rassicurazioni rispetto a una rapida eventuale rilettura al Senato, lo slittamento della data di partenza prevista inizialmente per il 1° luglio è già una certezza. Una volta che la legge avrà il via libera e otterrà il visto della Regina Elisabetta, il governo federale ha infatti già anticipato che ci vorranno altre otto o dodici settimane prima che le province e le altre parti interessate possano essere pronte per le vendite al dettaglio.
Sarà una vera e propria festa del raccolto, quest’autunno in Canada.
* Direttore di Fuoriluogo
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