L’incredulità si affaccia sui giornalisti che attendono sotto palazzo Chigi quando filtrano le prime parole di Renzi: «Sorprendenti punti di intesa» con i sindacati. «Vuoi vedere che la Cgil si è lasciata convincere come la minoranza Pd?», inizia a ventilare qualcuno, mentre «l’ora sola» di confronto previsto in sala Verde si dilata – come annotano i pignoli – di «ben 46 minuti».

La realtà è assai diversa. Evidentemente Renzi considera «sindacati» solo Cisl e Uil – che difatti parlano di «possibile svolta» nel rapporto col governo. Susanna Camusso è invece dura e in serata una nota Cgil arriva a rispondere alla fiducia messa al Senato chiamando i lavoratori ad «un’immediata, forte risposta attraverso ordini del giorno, fermate e scioperi aziendali con assemblee». L’ultima volta – a memoria di sindacalista – fu per la riforma Dini delle pensioni nel 1994. In Emilia parecchie Rsu della Fiom l’hanno già decisa e la Cgil regionale parla di «un atto che non trova precedenti nella storia sociale e democratica del Paese».

Del «primo incontro in sette mesi di governo» Susanna Camusso salva solo «l’apertura in tema di legge sulla rappresentanza». Per il resto «l’unica vera novità è che ci saranno altri incontri. Le altre sono cose note». Il giudizio è invece «negativo sul modo in cui si sta componendo l’intervento sul lavoro» e di «totale dissenso» sulle modifiche all’articolo 18 e sul demansionamento: «Trovano tutte conferma» le necessità e le ragioni della manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre», chiosa Camusso.

Dopo di lei parlano Cisl e Uil. E pare di ascoltare chi è stato ad un altro incontro. Entrambe le altre due confederazioni sono alle prese con problemi interni così grandi – l’addio di Bonanni e l’incerta sostituzione di Angeletti – che rendono semplice il lavoro di scientifica divisione portato avanti da Renzi. Il governo che li riceve e che fa qualche microscopica concessione diventa quello da cui arriva la «possibile svolta».

Con l’eccezione della «inutile legge sulla rappresentanza», la Cisl accoglie a braccia aperte le «aperture sull’articolo 18 e i nuovi incontri previsti». Angeletti è sulla stessa lunghezza d’onda. Il segretario uscente della Uil, che era stato il più renziano dei segretari generali all’epoca degli 80 euro, rispolvera la sua infatuazione e rilancia: «L’incontro di oggi potrebbe essere una svolta. Se, come sostengono in molti, i simboli sono l’essenza della politica, il fatto che Renzi ci abbia convocati ha una valenza importante». Vicino a lui c’è il suo probabile successore, il quasi settantenne Carmelo Barbagallo che si lascia sfuggire: «Oggi Renzi ha fatto la cosa più di sinistra da quando è premier».

A Susanna Camusso tocca dunque subito precisare come stanno realmente le cose. «Credo che nessuno possa dire che si sia riaperta una stagione di concertazione, non è stato fatto nessun concreto passo in avanti», l’atteggiamento del governo è «al massimo di ascoltare, poi decide unilateralmente».

Lo scontro – è ormai chiaro – sarà governo-Cgil e Renzi è abilissimo a spargere già veleno sulla partita con due settimane di anticipo. Pungolato da Camusso sulla decisione di modificare l’articolo 18, il premier risponde parlando «dei tre milioni di persone che verranno a Roma», accompagnando con la battuta: «Chiederemo al sindaco Marino di trattarli bene». È chiaro che in piazza San Giovanni sabato 25 ottobre non ci saranno i numeri del 2002 al Circo Massimo: è cambiato il mondo e la forza del sindacato. Ma alzando l’asticella delle aspettative e usando come metro di misura «la manifestazione più grande della storia repubblicana», Renzi è già pronto ad accusare la Cgil di flop.

Tra un attesa sul ballatoio – citata da Camusso – e le battute di Renzi – «Padoan è più preoccupato di Juve-Roma che delle vostre posizioni sulla legge di stabilità», l’incontro è filato via con pochi interventi da parte degli altri ministri presenti (Delrio, Madia, Padoan e Poletti). Saranno loro e non Renzi a portare avanti il confronto. «Li rivedranno i ministri a fine mese», spiega, finendo la sua ora e 46 di concertazione.